Un mese da volontario in Egitto a 19 anni. Il racconto di Luigi - vere.news vere.news

Un mese da volontario in Egitto a 19 anni. Il racconto di Luigi

Luigi ha quasi vent’anni e vive a Cagliari. Gli abbiamo chiesto un racconto della esperienza di volontariato in Egitto con i salesiani di don Bosco. Un mese ad Alessandria, dal 17 luglio al 13 agosto, assieme ad un gruppo di italiani provenienti dall’Italia Centrale per dare il suo contributo nelle varie attività dell’opera salesiana. Ne è uscito un racconto molto interessante, l’Egitto con gli occhi di un ragazzo.

di Luigi Manca

Ho deciso di andare in missione prima di tutto per uscire dalla mia zona di comfort. Sentivo una strana sensazione di oppressione da ciò che mi stava intorno e stavo iniziando a vivere la mia quotidianità come una sofferenza continua. Ho deciso quindi di affidarmi ai salesiani, con cui lavoro da un po’ di tempo, per fare un’esperienza in un contesto molto diverso dal nostro.

Per partire ho partecipato ad alcuni incontri di animazione missionaria qui in Sardegna e a Roma e ho frequentato un piccolo corso di preparazione alla partenza. Inoltre, tutti i giovani che sono partiti con me, io compreso, si sono confrontati con un salesiano esperto, per capire se effettivamente la scelta della missione fosse opportuna in questo momento della loro vita.

L’opera di Alessandria d’Egitto

La casa salesiana di Alessandria è una delle tre opere salesiane in Egitto (le altre due si trovano al Cairo) e i salesiani lavorano in due diversi ambiti. Il primo è l’oratorio, che nel periodo estivo consiste nell’Estate ragazzi e in varie attività pomeridiane e serali. Per quanto riguarda l’Estate ragazzi, si tratta di tre mattine alla settimana, in cui i genitori accompagnano i figli in oratorio e durante le quali ci sono giochi e laboratori organizzati dagli animatori. Il secondo ambito di lavoro è la scuola, la cui offerta va dal nido ai due indirizzi di elettronica e meccanica. 

La casa è situata vicino al mare, in un quartiere popolare della città. Attorno agli edifici dei salesiani, infatti, si possono trovare i resti di palazzi distrutti, cumuli di spazzatura, strade non asfaltate e tanto altro a cui noi non siamo sicuramente abituati. La maggior parte delle persone che frequenta sia l’oratorio che la scuola è di religione islamica. Ciò che stupisce è il fatto che ci siano tanti musulmani in un ambiente cattolico italiano ed effettivamente a primo impatto è un qualcosa di davvero strano. Tuttavia, le opere di bene che fanno i salesiani sono apprezzate da tutti coloro che abitano nei dintorni e don Bosco (il santo a cui i salesiani si ispirano) è ammirato e stimato anche dagli stessi musulmani.

All’interno dell’opera c’è una chiesa cristiana, nella quale si può accedere solo dall’oratorio e protetta 24h su 24 da un agente di polizia. 

La giornata tipo

Non esiste una vera e propria giornata tipo dell’esperienza; più che altro dipende dai giorni della settimana. Per esempio, l’Estate ragazzi e l’oratorio pomeridiano per i musulmani si svolgevano solo il lunedì, il mercoledì e il giovedì, mentre il martedì pomeriggio era dedicato ai ragazzi cristiani. Inoltre, solitamente giocavano a calcio i giovani più grandi dalle 20 alle 22. Oltre a tutto ciò, abbiamo dedicato un fine settimana alla visita del Cairo e alcuni momenti ad altre attività con la comunità salesiana. Insomma, il programma non era così preciso, ma ci siamo lasciati guidare dal direttore della casa, don Jesudoss, missionario salesiano originario dell’India.

Basta poco per essere felici

Ciò che mi ha stupito già dai primi giorni è la semplicità delle persone che incontravamo. Abbiamo avuto l’occasione di tornare all’essenziale ed è stato davvero bello. Stare bene insieme contava più di quello che facevamo ed è qualcosa che noi viviamo veramente poco spesso. 

Ad Alessandria le persone vivono la vita con serenità, affidandosi a Dio (Allah) e senza stress. Tornato in Italia tutta questa serenità mi è venuta a mancare. Il peso di avere tanti impegni durante la giornata, di dover fare chissà che cosa, di avere il tempo contato, sono cose alle quali nessuno si dovrebbe abituare e questa è una grande lezione che mi porto dall’Egitto e che noi occidentali dovremmo imparare bene. 

Egitto e Sardegna

Tuttavia, in quanto sardo, devo riconoscere che, soprattutto nei paesi, anche in Sardegna si può trovare tanta semplicità sia nelle persone che nel loro stile di vita. Il rischio è quello di farsi travolgere, sia per moda che per necessità, dal consumismo e dallo stress. Abitanti, dunque, di questa Terra magica, è nostro compito custodire certi valori della cultura e della tradizione che non hanno bisogno di essere ricercati lontano, ma sono presenti nella nostra stessa casa. 

Ci sono altre somiglianze tra l’Egitto e la Sardegna, sia nella cultura che in altri ambiti. Perfino in alcuni tratti somatici, gli egiziani mediterranei e i sardi si assomigliano, nella cucina e, ritornando alla tradizione, anche nel vestiario. Non dimentichiamoci, infatti, che sia la Sardegna sia la costa Alessandrina sono bagnate dal Mar Mediterraneo, una caratteristica comune che fa parte dell’identità sia di un popolo che dell’altro. 

La cultura araba

Ci sono chiaramente alcune differenze culturali importanti. Prima di tutto, è fondamentale specificare che in Egitto è diffusa la cultura araba, la quale si ispira radicalmente alla religione islamica, ma non appartiene esclusivamente ai musulmani. Le differenze principali con l’Italia riguardano la figura femminile, il rapporto tra uomo e donna e la religione. 

Per quanto concerne la figura femminile, in Italia abbiamo una visione distorta della donna araba. Il vestiario è sì stretto, ma a livello culturale è paragonabile ai canoni italiani del 1950, con qualche eccezione veramente rara. Il velo e il burqa appartengono alla religione islamica e non sono obbligatori in tutte le età e in tutte le situazioni. Per quanto riguarda il ruolo della donna all’interno della famiglia, la situazione è sempre paragonabile all’Italia di 70 anni fa. Molte donne, infatti, si dedicano a tempo pieno ai figli e alla gestione della casa. 

Per quanto riguarda l’aspetto relazionale tra uomo e donna ci sono delle evidenti separazioni tra i due sessi. Nei luoghi pubblici uomini e donne devono stare separati, a meno che non facciano parte della stessa famiglia, e il contatto fisico è proibito, tassativamente prima del matrimonio e solo nei luoghi pubblici dopo le nozze. Durante il fidanzamento, infatti, anche un abbraccio con il proprio partner è condannato dalla società. Questo a noi appare eccessivo e anche a tanti egiziani, ma permette all’uomo e alla donna di conoscersi meglio e accresce il valore del contatto fisico.

Infine, il rapporto con il sovrannaturale è qualcosa che ci differenzia tanto dall’Egitto. Se in Occidente sempre più persone si riconoscono atee, in tutto il Medio Oriente, anche in Egitto, il fenomeno dell’ateismo esiste ma non è così diffuso. La religione è più importante, in alcune occasioni, anche del lavoro, al punto tale da fermare qualunque attività per pregare. Il venerdì, giorno di festa per i musulmani, ad alcune ore del giorno si fermavano persino i mezzi pubblici e tutta la città pregava Allah. 

Mi ha stupito anche la posizione dei cristiani all’interno dell’Egitto. Sono protetti dal Governo e sono liberi di credere e di celebrare la messa, ma non sono visti bene da tutti e in alcune occasioni emarginati. Tuttavia, in media un cristiano è più ricco di un musulmano, anche se si trova in una situazione di minoranza religiosa. 

Non dimenticherò mai l’esperienza che ho vissuto e continuerò a raccontare ciò che ho visto e fatto a tutti coloro che incontrerò. L’Egitto mi ha insegnato a dare maggior valore ai rapporti umani e alle piccole cose, regalandomi qualche piccolo segreto per essere più felice. Inoltre, è stato un mese ricco di scoperte culturali profonde ed interessanti, che porterò a casa con grande entusiasmo e ulteriore curiosità. È un’esperienza che consiglierei a tutti? Sicuramente no, anche se vale la pena andare almeno una volta nella vita in Medio Oriente, così vicino a noi e così particolare.

Un pensiero finale: vi invito a viaggiare e a scoprire il Mondo, per aprire la mente e fare un’arricchente esperienza del diverso. Uscire dalla propria zona di comfort fa sempre bene, per vivere al meglio la quotidianità che merita di essere apprezzata. Grazie! 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *