Tutto Sandro Cappai, dagli inizi al tour in tutta Italia (e qualche segreto del mestiere) - vere.news vere.news

Tutto Sandro Cappai, dagli inizi al tour in tutta Italia (e qualche segreto del mestiere)

di Michele Porcu

Comico, autore, ipocondriaco. Così si definisce sui social Alessandro Cappai, ormai noto Sandro, classe ’93 nato a Cagliari, autore per Lercio e fondatore di Stand-up Comedy Sardegna. Un piccolo spaccato di vita, di segreti del mestiere e di aneddoti tutto da leggere!

Quali sono stati i tuoi inizi?
Ho iniziato come autore. Quando ero ragazzino scrivevo nel blog di Daniele Luttazzi e da lì ho conosciuto un po’ di persone con cui è nato un gruppo diventato poi Lercio.it. Ho continuato a scrivere per altri comici negli anni. Non pensavo di avere mai il coraggio di salire sul palco fin quando non ho conosciuto Albert, un mio collega comico di Cagliari che pian piano mi ha convinto a esibirmi finché poi questa cosa mi è piaciuta, ed eccoci qua…
Sono salito per la prima volta nel maggio 2016 a Sa Domu, a Cagliari. Inoltre, è stata la prima serata di stand-up comedy Sardegna, che abbiamo fondato io e Albert. Non esistevano ancora nell’isola altre serate di questo tipo.

Ci sono degli artisti a cui ti sei ispirato?
Se penso a quando ero bambino sicuramente Aldo, Giovanni e Giacomo. Crescendo, un’altra persona fondamentale per la mia formazione è stata Woody Allen: quando ho iniziato a vedere i suoi film, leggere i suoi libri e i vecchi monologhi, è stata la seconda volta in cui ho pensto di poter provare a fare una cosa così bella. Ho iniziato poi ad appassionarmi alla stand-up comedy americana e inglese con alcuni nomi fondamentali, però in Italia sicuramente Luttazzi, scrivendo nel suo blog ad appena sedici anni ho capito come si scrive una battuta, cos’è il ritmo, ecc.

La Sardegna: cosa ti ha dato e cosa invece tolto?
Mi sento quasi in colpa a dirlo, è un’espressione forte togliere qualcosa. Però come sappiamo tutti vivere in Sardegna dal punto di vista logistico diventa un problema. Banalmente quando hai bisogno di prendere un aereo per andare ovunque ci sono delle difficoltà, per cui l’unico limite era spostarmi. Dal punto di vista artistico invece è stato un vantaggio perché mi sono costruito una linea mia influenzata dalla scena italiana così come da quella americana, essendo isolato senti meno l’influenza italiana e sei aperto a tutto il mondo.

Perché hai scelto di non seguire il solito filone comico sardo che attualmente va per la maggiore?
È stato abbastanza naturale. Partendo dalle mie influenze ho sempre avuto un’idea della comicità che dovesse essere universale, quando scrivi una battuta deve essere compresa in tutto il mondo in ogni lingua, anche se non è sempre possibile ma questa è sempre stata la mia idea.

Dubbio di tanti, e magari ci aiuti tu: qual è la differenza tra ironia, comicità e satira?
L’ironia è quella che viviamo quotidianamente, non per forza strutturata, la puoi vivere al bar, a cena con gli amici… tutti noi mettiamo dell’ironia ogni giorno per comunicare in qualsiasi contesto.
La differenza tra comicità e satira è più semplice: la satira la vedo come una sottocategoria della comicità, anche se molte persone non sono d’accordo con me, è un genere comico in cui il fine non è solo la risata ma anche evidenziare delle contraddizioni della nostra società, o della classe politica, mentre la comicità è un po’ tutto, una categoria molto vasta…

Qual è la storia che ti fa più ridere tra quelle che racconti?
Il monologo a cui sono più affezionato è quello su mia nonna che non sa di essersi mai trasferita in Sardegna. Lei è siciliana e il monologo verte sul fatto che lei abbia vissuto tutta la vita in terra sarda ma lei non è cosciente di questa cosa. Vedo che anche il pubblico condivide questa cosa e sono felice, significa che il pezzo è riuscito.

Come prepari i tuoi sketch?
Parto da quello che mi viene in mente nella vita di tutti i giorni, parlando con gli amici, o da qualcosa che vedo, e mi segno tutti nelle note dell’iPhone. Noi facciamo delle serate apposite in cui proviamo pezzi nuovi, il pubblico viene e sa che vedrà noi comici che testiamo monologhi nuovi non ancora strutturati. Scrivo costantemente, se stiamo discutendo e prendo in mano il telefono non ti sto ignorando ma è solo per scrivere un pezzo.  

Quanto c’è della tua sardità in quello che racconti?

Abbastanza. A me piace molto far diventare le cose da personali a universali, è importante che un comico conservi la propria identità, ma ciò non significa che puoi fare solo battute che vengono comprese a Marina e Stampace. È molto importante partire dal tuo mondo ma cercare di raccontarlo in un modo universale, per cui ci tengo molto che le mie origini sarde e cagliaritane rimangano.

Progetti futuri? Dove potremo vederti in giro?

Sta iniziando il tour del nuovo spettacolo quindi mi sto concentrando tanto su questo, ci lavoro ogni giorno cambiando qualcosa e lo farò per tutto il tour, che toccherà ogni parte d’Italia e forse anche fuori, ma non voglio ancora dirlo. In Sardegna sarò il 6 maggio al Teatro Massimo, i biglietti usciranno a breve. Poi stiamo lavorando su una data ad Alghero e Carbonia. Lo spettacolo l’ho portato in anteprima a Milano e Bologna, sono abbastanza soddisfatto. Si chiama “Non si muore così facilmente” però ancora non voglio svelare cosa significa, ma nello spettacolo si capisce.

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