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Tragedie e farse

di Ettore Martinez

Subito dopo che sono stati resi noti i risultati elettorali l’on.Serracchiani ha rilasciato una dichiarazione nella quale sosteneva come la Destra risultasse maggioritaria in Parlamento ma non lo fosse nel Paese. Gli sviluppi successivi hanno ricordato, per quanto da lontano, quel che successe in Italia dopo le elezioni politiche del 1948, cioè dopo la sconfitta del Fronte Popolare (PCI e PSI) a opera della DC. Quando le Sinistre mobilitarono le masse e allargarono lo scontro politico a tutto il campo della società civile.
La differenza fondamentale, andando a parafrasare Marx, è che nel 1948 fu una tragedia mentre quel che vediamo ora ha tutta l’aria di essere una farsa.

Nel ’48 c’erano, da una parte le classi popolari che temevano -e non a torto- il tradimento delle promesse di riscatto economico-sociale della Resistenza e il persistere di residui fascisti nelle amministrazioni dello Stato e delle diseguaglianze, essendo per di più abbastanza male informate circa la reale natura del Socialismo reale all’Est.
Dall’altra parte stavano invece quelli che temevano -e non a torto- il totalitarismo comunista (vedi anche i fatti cecoslovacchi di Febbraio) e la messa in discussione di un modello tipicamente italiano, individualista e liberale. Questo molto in sintesi.

IL MERITO

Tutt’ora in corso invece la diatriba sul merito, circa la quale ci siamo già espressi e che dietro il solito psicologismo buonista antistorico mostra troppo scopertamente come una effettiva re-introduzione del merito e di una ragionevole valutazione a Scuola -che sono peraltro ancora tutte da vedersi- manderebbe all’aria, insieme alla fuffa che ha preso il posto del sapere disciplinare e transdisciplinare- tutta quella costosa e inutile “fabbrica” della formazione e tutta quella concrezione di pletoriche figure di sistema che oggettivamente rallentano e ostruiscono l’apprendimento. Mortificando i bravi insegnanti.
All’insegna del classico equivoco storico tantissimi insegnanti si sono sollevati da dietro le tastiere -mi auguro non ex cathedra- a rendere la vergogna di una Scuola in agonia ancora più vergognosa attraverso l’impiego di argomentanzioni a dir poco ipocrtite. Contro gli interessi della Società, della Scuola e di loro stessi. Categoria ormai quasi del tutto neutralizzata culturalmente e socialmente, quella degli insegnanti, nonostante si tratti di persone laureate.

LA SAPIENZA

I recenti fatti accaduti alla Sapienza, come è noto, sono stati preceduti a Cagliari, poco prima delle elezioni, da una contestazione tutto sommato blanda concretizzatasi nel disturbo al comizio della Meloni e nell’esibizione di un piccolo striscione a carattere di. Qualcuno, commentando le mie considerazioni in merito, si è espresso più o meno così: quando ci vuole, ci vuole. Ora siccome FdI è un partito fascista, disturbarne i comizi è più che legittimo. Anzi è un dovere civile e morale.

A Roma, alla Sapienza, quanto a essere figli di papà come diceva Pasolini, gli studenti hanno certamente battuto i loro predecessori del ’68 senza vestirne però le motivazioni ideali.
Intanto hanno tentato di impedire gli interventi del parlamentare di FdI Roscani e dì Capezzone, che saranno pure odiosi e di Destra ma che poi di fatto sono stati proprio loro a essere oggetto di un’azione squadrista da parte di chi li considera squadristi.
Sperando che la situazione non si allarghi e non degeneri, osserviamo intanto che c’è il rischio che, a differenza dei ragazzi del ’68, questi della Sapienza vadano con l’avvocato dai Carabinieri a sporgere denuncia nei confronti della Polizia.
Del resto, a scuola, anni di finte occupazioni concordate con i Dirigenti Scolastici li devono aver convinti di essere, come il Presidente della Repubblica, irresponsabili.

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