Di Giuseppe Merella
Sono passati pochi giorni dalla Festa di Sant’Antonio Abate, dall’accensione dei fuochi e dalla prima uscita dell’anno di Mamuthones e Issohadores, col paese vestito a festa in attesa del carnevale.
Avrete già capito la destinazione del secondo appuntamento della rubrica “Territori di gusto”, questa settimana ci siam postati dalla costa settentrionale per raggiungere il centro dell’Isola, a Mamoiada. In questo areale così identitario, nel cuore del Cannonau di Sardegna Classico, si trovano le viti allevate alle altitudini maggiori e tra le più antiche di tutta la regione.
Parlare di Cannonau di Sardegna a Mamoiada è riduttivo oltre che improprio, non fosse altro che negli ultimi vent’anni, la perizia di diversi produttori ha reso possibile l’esaltazione massima del concetto di terroir, quel cerchio magico composto da suolo, uomo e ambiente.
Precisa zonazione della vigna, sulla falsariga del concetto francese di cru o delle Menzioni Geografiche Aggiuntive langarole, con parcelle ormai diventate celebri, qui chiamate Ghiradas, offrono vini unici e irripetibili, grazie alla mappatura dei singoli suoli, delle altezze e dalle differenti età delle viti. Ma prima qualche numero: Mamoiada è un paese di neppure 2500 abitanti, dove circa il dieci per cento possiede un vigneto e produce vino!
Un cartello all’ingresso dell’abitato invita a moderare la velocità, perchè qui i bambini giocano ancora per strada, dove è il vino il vessillo di questo spicchio di Sardegna centrale.
I produttori sono consorziati tra loro in due principali associazioni: il Consorzio Mamojà e “Vignaioli in Mamoiada”, la prima nata nel 2015 è composta da circa 70 produttori, ha come fine la collaborazione tra le varie realtà produttive e la valorizzazione attraverso il vino del territorio; la seconda nata nel 2021 dalla volontà dei sette fondatori, persegue ugualmente la promozione integrale del paese, partendo dal vino sino a includere aspetti economici e socio-culturali. In ambedue le realtà ogni produttore è libero di produrre il vino seguendo il suo stile, sempre nel rispetto dell’ambiente e del consumatore finale, attraverso una fitta collaborazione e uno scambio continuo di saperi e conoscenze. Molti di questi viticoltori sono giovanissimi, eredi molto spesso delle proprietà familiari, allontanatisi solo momentaneamente da casa per studiare e acquisire competenze specifiche di prim’ordine, che ritroviamo in ogni bottiglia prodotta.
Da una ventina d’anni, dopo secoli di oblio, ad una produzione dominata dal Cannonau, si è unita la Granazza, un raro vitigno bianco, che seppur con produzioni contenute, si sta ritagliando doverosamente il suo spazio, riuscendo ad esaltare ulteriormente le specificità del luogo.
Fare un semplice elenco dei produttori sarebbe esercizio improprio e probabilmente non esaustivo, per cui l’invito è quello di visitare in loco le diverse realtà produttive, peraltro sempre molto ospitali, per assaggiare un lato del Cannonau che forse solo a Mamoiada regala un’esperienza appagante sia sotto il piano gustativo che esperienziale.