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Territori di gusto: la Romangia

Di Giuseppe Merella

Ho riflettuto qualche giorno prima di individuare il primo territorio da raccontare in questa nuova rubrica, e come una forza magnetica, la scelta è ricaduta sul territorio che posso ammirare aprendo tutti i giorni il balcone di casa: la Romangia, quella Regione storica della nostra amata isola, adagiata a Nord-Est alla cintura agricola della città Sassari, di cui è naturale prosecuzione, dove la coltivazione
della vite e la produzione di vino si perdono letteralmente nella notte dei tempi.
Se infatti innumerevoli sono i ritrovamenti di strumenti e contenitori legati alla viticoltura databili addirittura al XIV secolo a.C., nel corso dei secoli sono state tantissime le scoperte “eno-archeologiche”, per arrivare sino al 1200-300, dove numerose scritture giuridiche raccontano di un mercato legato al mondo del vino florido e da proteggere; era vietato impiantare altri vigneti e di contro severamente proibito estirpare la vite, reato che poteva anche comportare il taglio della mano se riguardava gli altrui possedimenti.
Tutto questo in una terra vocata, letteralmente baciata da Dio, dove dolci colline declinano verso il mare del Golfo dell’Asinara, coi venti di Maestrale che asciugano e sanificano le viti, regalando quella tipica nota sapida e marina, con inverni mai troppo rigidi e le precipitazioni ben distribuite durante l’anno, coi mesi di luglio e agosto siccitosi così da permettere la perfetta maturazione delle uve e lo sviluppo di zuccheri sempre generosi, su terreni spesso sabbiosi e a ridosso del mare.
Cinque i comuni interessati, Osilo, Castelsardo, Valledoria, Sorso e Sennori, ma è proprio in questi ultimi due che si sviluppa il grosso della produzione attuale. Così come generalmente non troppo spezzettata è la base ampelografica: Vermentino, Moscato, Cannonau e un suo antichissimo clone da queste parti chiamato Retagliadu Nieddu, ma non mancano certo il Cagnulari e in casi non trascurabili i vitigni internazionali.
Due le Denominazioni che tutelano le produzioni, oltre alle DOC regionali Cannonau e Vermentino: la IGT Romangia del 1995 e la DOC Moscato Sorso-Sennori del 1972, che regola il nettare che per anni è stato il vero vessillo enoico della zona. In mezzo, fino ai giorni nostri, un considerevole numero di produttori di vino sfuso e conferitori verso altre cantine della regione, protettori di una antichissima tradizione, custodi e trasmettitori di un expertise che negli ultimi quindici anni hanno letteralmente portato alla creazione e all’affermarsi di un vero e proprio distretto naturale.

Realtà più o meno strutturate, giovani interpreti anche di quarta e quinta generazione di produttori, che con lungimiranza, innovazione e competenze di primo livello, hanno intuito la possibilità di sviluppo, tramite una costante crescita qualitativa, di una produzione ormai non più relegabile al solo vino sfuso (di qualità sublime) o di uve destinate al conferimento verso cantine extraterritoriali di grandi dimensioni. Il tutto supportato dal fondamentale sviluppo dell’ospitalità, dove infatti è sempre più frequente visitare cantine e vigneti, seguire degustazioni guidate, gite a cavallo o godere di un aperitivo al tramonto con un panorama semplicemente mozzafiato, in strutture curate ed eleganti, alcune di impronta contemporanea, altre rimodernate nel solco della tradizione più autentica.
I principali produttori sono la bella realtà cooperativa dei Viticoltori della Romangia, Mario Bagella e le sue produzioni contemporanee e scevre da compromessi, la Tenuta Asinara coi suoi tagli bordolesi, Nuraghe Crabioni dove è anche possibile passeggiare a cavallo tra i vigneti, la Cantina Sorres delle sorelle Delia e Laura Fiori, i Tripla A di Antichi Vigneti Manca, i celebri vini di Dettori, antesignano nella zona di prodotti artigianali e precisamente territoriali, l’Azienda Agricola Fara, le cui origini risalgono ai primi anni del secolo scorso.
Dunque un territorio quello di Sorso e Sennori, legato al nettare di Bacco da una storia millenaria, accogliente, accattivante e pieno di fascino, un luogo dove la cerniera tra vino, territori e mare, è palpabile ma invisibile.


Nella foto tratta da facebook: le Vigne Mario Bagella.

 

1 commento

  • Gavino
    21/01/2023 at 6:19 PM

    Complimenti Giuseppe, è un piacere leggere le tue descrizioni sulla nostra Romangia.

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