Tautologico, per una coraggiosa critica del tatuaggio - vere.news vere.news

Tautologico, per una coraggiosa critica del tatuaggio

La diffusione sociale del tatuaggio, passato ormai da tempo dalle galere, dalla marina e dai corpi speciali, alla massa estesa delle ragazzine e dei giovani nonché dei meno giovani all’inseguimento della Divina Adolescenza, sembra coincidere in maniera proporzionale con la perdita di memoria storica di sé in relazione a qualche idea o sentimento. Insomma, con una perdita di Senso.

Man mano che ci si è andati adagiando su un presente smemorato ed eticamente confuso, alla compulsiva ricerca di emozioni forti, è cresciuta nel contempo, parallela, la voglia di un marchio indelebile. Che ci riporti e ci fissi a qualcosa di permanente e duraturo.

Ecco che allora il segno materiale sul proprio corpo sostituisce le pietre miliari (gli “Erlebnisse”) nella nostra mente e nel nostro cuore. Offre infatti una identificazione, parziale e a buon mercato, che non richiede coerenza alcuna di comportamento e gode del moderato stupore sociale che suscita nella maggioranza dedita alla moda di costume. O al costume di moda.

Questa nuova estetica della (parziale) violenza sul corpo sostituisce così, nella moltiplicazione dei tatuaggi per persona, un numero crescente (un solo tatuaggio non basta) di piccole violenze sul corpo allo stupro salutare che il dio Pan infligge a chi segue la conoscenza di sé (Hillman). Quando l’illibatezza della ninfa vergine (anima) viene violata dalla conoscenza panica che viene dalla Natura.

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2 commenti

  • Anna Porra
    05/08/2022 at 1:38 PM

    Bel articolo, pensieri elaborati..ma di sicuro troppo “alti” per i possessori di tatuaggi. La maggior parte si tatua perché ” è di moda” …”fa figo” … e via dicendo. Ieri, da un ottico, entra un ragazzotto molto tatuato e molto…basic. Aveva su un polpaccio tatuato ( molto bene) il viso di Marlon Brando nei panni del Padrino…. Il ragazzotto ha poi acquistato un paio di lenti colorate -non correttive- celesti.

    • Ettore Martinez
      07/08/2022 at 7:11 PM

      Grazie dell’apprezzamento. Queste riflessioni non si propongono certamente di contrastare la moda corrente, quanto piuttosto di rendere disponibili elementi di critica -si spera- non banale per chi vi fosse interessato.
      Scrive al riguardo la psichiatra e scrittrice Gioia Massidda:
      “In un mondo perennemente evanescente, o liquido, per dirla alla Baumann, la costruzione di se stessi è impresa sempre più faticosa, in assenza, come ben detto nel testo, di qualsiasi pietra miliare che permetta di iscrivere, in tale costruzione, elementi di stabilità e di temporalità.
      Il mondo centrato sull’immagine e sull’attimo porta a parole, racconti, narrazioni di sé immediatamente vanificate nell’espace d’un matin. Nessuna identità che riesca ad avere un minimo di stabilità si può così formare.
      Forse anche i tatuaggi dei giovani ci parlano dello spirito del nostro tempo, regredito a un perenne, bulimico presente, in cui tutto quanto nella nostra mente accade non esiste se non costantemente esposto.”

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