Settimana lavorativa corta: ecco perché fa bene alla salute vere.news

Settimana lavorativa corta: ecco perché fa bene alla salute

La più grande ricerca mai condotta sull'argomento spiega come la settimana lavorativa corta possa essere un beneficio per tutti

La settimana lavorativa corta- una di quattro giorni– può giovare al dipendente senza ridurre la produttività dell’azienda? Secondo il più ampio studio mai realizzato sull’argomento, condotto dalla società di ricerca Autonomy, 4 Day Week Global, Università di Cambridge, Università di Oxford, Boston College e campagna 4 Day Week UK, sembrerebbe di sì. La ricerca, svolta da giugno a dicembre 2022, ha preso come campione 61 aziende di settori diversi nel Regno Unito e 2.900 dipendenti, chiedendo loro di lavorare 24 ore alla settimana (invece che 40) per lo stesso stipendio.

I dati emersi rivelano che diminuire l’orario di lavoro aumenta il benessere, riduce malattie, stress e rischio di burnout, mentre abbassa il numero delle dimissioni dei dipendenti migliorando l’equilibrio tra lavoro e vita privata. E allo stesso tempo non compromette la produttività dell’azienda. In particolare, i ricercatori hanno rilevato una riduzione del 65% dei giorni di malattia e un calo del 57% del numero di licenziamenti rispetto all’anno precedente. Per questo, 56 imprese su 61 non fermeranno la sperimentazione, e 18 fra queste adotteranno definitivamente la settimana corta.

Ma non solo, tutti gli intervistati hanno riferito di aver potuto dedicare molto più tempo alla famiglia, e di aver ripreso a praticare hobby e attività come volontariato, cucina, sport e musica. Dover raggiungere l’obiettivo lavorativo settimanale in quattro giorni ha anche aiutato i dipendenti a fare spirito di squadra e ad ottimizzare i tempi in ufficio.

Nonostante gli studi siano ancora insufficienti per poter introdurre la settimana corta per tutti- ci sarebbe bisogno di ricerche più estensive e che riguardino aziende di grandi dimensioni- sembra che lo studio abbia comunque suscitato grande interesse nel mondo lavorativo. In Italia, per esempio, Intesa San Paolo ha proposto da gennaio la possibilità di svolgere più smart working e di lavorare quattro giorni a settimana, portando però a 9 le ore giornaliere.

“La notizia relativa alla positiva sperimentazione della settimana corta nel Regno Unito in 61 aziende con interessanti risultati sia per le aziende che per i lavoratori deve aprire anche in Italia un confronto tra parti sociali nella stessa direzione. È tempo di regolare il lavoro soprattutto nel settore manifatturiero in modo più sostenibile, libero e produttivo”, dichiara Roberto Benaglia, segretario generale dei metalmeccanici della Fim Cisl.

“I salti tecnologici ed organizzativi che la digitalizzazione e il lavoro per obiettivi stanno avvenendo in tante aziende metalmeccaniche ci devono spronare a gettare il cuore oltre l’ostacolo. È possibile ripensare gli orari aziendali e ridurli non contro la competitività aziendale ma ricercando nuovi equilibri e migliori risultati. Non si tratta di ridurre gli orari in modo generico come nel secolo scorso ma di rendere il lavoro maggiormente sostenibile e flessibile verso i bisogni delle persone significa rendere i posti di lavoro più attrattivi, in una epoca dove tanti lavoratori, soprattutto giovani di talento, stanno cambiando posto di lavoro e le competenze si muovono nel mercato del lavoro”.

 

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