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Robert Hughes, “La cultura del piagnisteo” – “La saga del politicamente corretto”

Di Ettore Martinez

Robert Hughes, “La cultura del piagnisteo” – “La saga del politicamente corretto” Adelphi, 2003. Prima edizione USA 1993.
“Quando l’antielitarismo degli anni Sessanta ha preso piede nella scuola americana, infatti, si è portato dietro una sconfinata, cinica indulgenza verso l’ignoranza degli studenti, razionalizzata come riguardo per l’«espressione personale» e l’«autostima».
Per non «stressare» i ragazzi con troppe letture e troppi sforzi cerebrali (cosa che, al contatto con richieste di livello universitario, poteva far crollare le loro fragili personalità), le scuole hanno ridotto la quantità di letture, riducendo così, automaticamente, anche la loro padronanza della lingua. Non esercitati all’analisi logica, male attrezzati per sviluppare e capire un’argomentazione, non avvezzi a consultare testi per documentarsi, gli studenti hanno ripiegato sulla sola posizione che potevano rivendicare come propria: le loro sensazioni su questo o quello”. A pag.87

——-Nota del recensore
Mi è capitato più di una volta, a fine carriera, in discussioni in cui cercavo di far valere con dei ragazzi alcuni argomenti oggettivamente verificabili, di sentirmi rispondere che «Ognuno ha le sue opinioni». Ciò di cui parla Hughes genera infatti un tipo di cavillosità sorda e confusa, resistente a qualsiasi ragionamento o principio anche logico.
Circa l’ «antielitarismo» degli anni Sessanta, esso aveva evidentemente- a mio modesto avviso- un senso. Esaurita la sua funzione storica e il suo dinamismo ha però proseguito con i suoi portati inerziali meno utili. In Europa forse più ancora che negli USA.

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