di Francesco Cucinotta
Quattro anni e mezzo dopo le ultime elezioni politiche (marzo 2018), gli italiani torneranno alle urne il prossimo 25 settembre. Occorrerà eleggere i deputati e i senatori che comporranno il Parlamento nella prossima legislatura, e che voteranno la fiducia al nuovo Governo. E qui la prima, doverosa, precisazione, che a molti potrebbe apparire scontata: il popolo elegge il Parlamento, unico organo costituzionale direttamente rappresentativo della volontà politica del corpo elettorale. A quel punto, sulla base delle risultanze del voto, il Presidente della Repubblica nominerà il Presidente del Consiglio e, su proposta di questi, i ministri che comporranno il futuro Governo.
Fatta questa premessa di carattere costituzionale e lungi da noi convincervi su chi votare, proviamo quantomeno a spiegarvi come votare. E qua entra in scena il famoso (e famigerato) Rosatellum (che prende il nome dal suo ideatore, Ettore Rosato, al tempo deputato del PD), ovvero la legge elettorale con la quale si voterà il prossimo 25 settembre (e che consentirà di “trasformare” i voti in seggi in Parlamento). In realtà, si tratta di una legge elettorale già collaudata nel 2018, quello che cambia, rispetto ad allora, è la composizione del Parlamento.
Già, perché per effetto della riforma costituzionale del 2020, voluta dal Movimento Cinque Stelle, per la prima volta nella storia della nostra Repubblica eleggeremo un Parlamento “ridotto”, con 600 membri (e non più 945). In particolare, si passerà da 630 a 400 deputati e da 315 a 200 senatori. Altra novità riguarda la parificazione dell’elettorato attivo ai 18 anni: prima, per votare al Senato occorreva aver compiuto i 25 anni, da adesso per entrambe le camere sarà sufficiente la maggiore età.
Ma come funziona, in parole semplici, il Rosatellum? Intanto è bene precisare che si tratta di un sistema misto maggioritario e proporzionale. Un terzo dei seggi della Camera (147) e del Senato (74) verrà assegnato con il maggioritario, due terzi dei seggi della Camera (245) e del Senato (122) attraverso il sistema proporzionale, infine 8 deputati e 4 senatori saranno eletti nelle circoscrizioni all’estero. Ogni elettore avrà due schede, una per ciascuna Camera, e potrà esprimere una sola preferenza (non sarà possibile il voto disgiunto). Se l’elettore apporrà la croce sul simbolo del partito, allo stesso tempo darà il proprio voto al candidato del collegio uninominale e al partito per il collegio plurinominale.
In quanto all’assegnazione dei seggi col maggioritario, per ogni collegio uninominale vincerà semplicemente il candidato che avrà ottenuto la maggioranza relativa dei voti (un collegio, un seggio; gli altri a casa). Motivo per cui i partiti proveranno a coalizzarsi per trovare il candidato più “forte” e ottenere più voti rispetto alle altre liste.
Più complicata l’assegnazione dei due terzi dei seggi col sistema proporzionale. Occorrerà innanzitutto sommare i voti che le liste avranno ottenuto in tutta Italia e assegnare i seggi ai partiti in proporzione ai voti ricevuti. Per determinare nome e cognome di chi si aggiudicherà ogni seggio, invece, servirà fare riferimento alle liste “bloccate” (l’elettore potrà esprimere la propria preferenza alla lista, ma i candidati saranno preventivamente stabiliti dai partiti, secondo un ordine di preferenza predeterminato, in base al quale il primo della lista ha più possibilità di ottenere il seggio rispetto al secondo e così via).
Abolito il premio di maggioranza (che assegnava seggi in più alle liste che avevano superato una certa percentuale di voti), restano le soglie di sbarramento, che occorrerà raggiungere per far sì che i voti ottenuti dalla lista non si disperdano e si tramutino in seggi effettivi: se il partito si presenta da solo, la soglia è fissata al 3%, mentre se si considera la coalizione, la soglia complessiva è del 10% (fermo restando che i partiti della coalizione che non raggiungono l’1%, comunque, non avranno seggi in Parlamento).
Infine, un cenno alle “quote rosa”, previste dall’attuale legge elettorale: in ogni lista, infatti, le donne dovranno rappresentare almeno il 40% complessivo dei candidati.
Il 25 settembre è ormai sempre più vicino, ci auguriamo che gli italiani si presentino alle urne per dare un segnale forte alla classe politica che verrà, con la consapevolezza che da questa tornata elettorale dipenderà buona parte del futuro del Paese.