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Neuralink, arriva il chip collegato con il cervello

Elon Musk nel corso dell’evento Show and Tell del 30 novembre ha affermato: «Mi aspetto che entro 6 mesi il primo device di Neuralink sia sperimentato su un essere umano», annunciando così il desiderio di ottenere entro sei mesi l’approvazione dalla Food and Drug Administration americana (FDA) per poter avviare la sperimentazione del chip cerebrale sul primo essere umano.

Obiettivo è il potenziamento dell’essere umano con un foto di 8 mm nel cranio e l’inserimento di un chip collegato al cervello con fili più sottili di un capello umano, che possono essere iniettati con un ago di 24 micron per rilevare l’attività dei neuroni.

Tuttavia i test fatti alle scimmie usate come cavie dallo staff di Neuralink sono stati disastrosi. 15 delle 23 scimmie, a cui sono stati impiantati i chip cerebrali presso l’Università della California a Davis nel 2017-2020, sono morte.

La Commissione Medici per la Medicina Responsabile (PCRM), dopo aver esaminato le registrazioni fatte dai veterinari, sarebbe giunta alla conclusione che le scimmie utilizzate nell’esperimento della Neuralink erano state maltrattate e soggette a “estrema sofferenza”.

“Quasi ogni singola scimmia a cui erano stati inseriti degli impianti  soffriva di effetti sulla salute piuttosto debilitanti […] stavano mutilando e uccidendo gli animali”, ha raccontato il direttore del patrocinio della ricerca del PCRM Jeremy Beckham, citato dal New York Post.

Neuralink, società statunitense di neurotecnologie, ha avuto fin dalla sua nascita un percorso burrascoso, il licenziamento di alcune figure chiave e investimenti fatti dallo stesso Musk nella diretta rivale della sua azienda, la Synchron.

Non sono mancati sorprendenti risultati nell’interfaccia uomo-macchina, compreso il via libera per l’impianto di un dispositivo chiamato Stentrode su alcuni pazienti affetti da paralisi.

Stentrode non viene impiantato direttamente al cervello ma connesso a quest’ultimo tramite i vasi sanguigni, con una procedura simile a quella dell’inserimento di uno stent.

La start-up nascerebbe dalla volontà di Musk di ibridare l’uomo con le macchine per arginare il pericolo dell’Intelligenza Artificiale, definita dall’imprenditore come «la più grande minaccia alla nostra esistenza». Secondo Musk, col tempo i robot potrebbero diventare più intelligenti di noi e soppiantarci. Quindi c’è necessità di un potenziamento umano.

Musk ha, infine, ipotizzato l’utilizzo di questa tecnologia anche per un backup della memoria di un essere umano morente, per poter trasferire i suoi ricordi su un nuovo corpo umano o meccanico (mind uploading).

 

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