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Monarchia britannica, questa (s)conosciuta

Di Cesare Giombetti

Alcuni aspetti della monarchia britannica sono conosciuti fuori dal Regno Unito, ma tanti altri sono meno noti.

Questo momento storico, con la morte della regina Elisabetta II e l’ascesa al trono del figlio Carlo III, ci ha dato qualche saggio della peculiarità di questa monarchia rispetto ad altre.

Partiamo anzitutto dal gradimento. Le infinite file e le migliaia di sudditi raccolti a celebrare l’amata regina danno un’idea di quanto il Regno Unito sia un paese ancora fortemente monarchico. In realtà il supporto è in calo ( https://yougov.co.uk/topics/politics/articles-reports/2021/05/21/young-britons-are-turning-their-backs-monarchy ) generale, dal 70% precedente il matrimonio di Carlo con l’attuale consorte al 61% del 2019. Il matrimonio non è stato particolarmente gradito, ma sicuramente influisce, nel sondaggio, la presenza di nuovi giovani e la mancanza degli anziani nel frattempo deceduti. I giovani non monarchici sono molti di più rispetto agli anziani, infatti, ma comunque in minoranza.

Nel tempo dunque si potrà immaginare un progressivo declino del supporto.

Questo per quanto riguarda il territorio britannico, ma anche negli altri stati (tra cui Canada, Australia ecc.) il cui capo è il monarca del Regno Unito, e anche nei paesi del Commonwealth, cresce, dove più e dove meno, il dissenso. Nel novembre del 2021 per esempio Barbados ha deciso di abbandonare la monarchia per diventare repubblica.

Di Carlo come re non si sa ancora molto, essendo in carica da pochi giorni ed essendo ancora in atto il lutto per la regina. Le reazioni e i commenti dunque sono molto esigui, proprio perché l’attenzione ora non può e non deve essere se non sulla regina. Si conosce per ora un atto politico, ovvero l’istituzione di un giorno festivo il giorno del funerale della precedente monarca, atto che probabilmente avrà contribuito al giudizio positivo, ma ufficialmente non si sa perché il popolo non può esultare in questa fase di lutto collettivo. Quel che però ci si aspetta e che si vocifera da prima dell’ascesa al trono, è che a Carlo tocchino le riforme non affrontate dalla madre, riforme del ruolo dei reali, del Commonwealth, revisione della spesa della casa reale. E anche che prosegua l’impegno ecologico che l’ha sempre caratterizzato e che soprattutto oggi è un tema – come noto – vitale.

Tornando al consenso, però, anche al netto del calo di cui sopra, si tratta comunque di una percentuale molto importante e che rivela quanto il Regno Unito (e oltre – basti pensare al famoso caso di una delle isole di Vanuatu, dove il principe Filippo, quando era in vita, era considerato una vera e propria divinità del loro pantheon) sia profondamente legato a questa istituzione e quanto la monarchia (e con essa la nobiltà in genere) permei continuamente la vita dei britannici. L’informazione ne parla spessissimo, il monarca è capo della chiesa anglicana, nelle scuole se ne parla spessissimo (fin dall’asilo), l’effigie si trova ovunque, su francobolli, monete, banconote, ecc. Ancora, il nome dell’erario comincia con “sua maestà”, le poste sono “reali”, e così molti ospedali pubblici. Infine alcune aziende ottengono, per i loro prodotti, il marchio e sono nominate e scelte dal regnante, tra questi il tè Twinings, le bibite Schweppes, le case produttrici di automobili Aston Martin, Jaguar e Land Rover, ecc., creando un vantaggio pubblicitario enorme a queste aziende.

Per fare un solo esempio del peso della nobiltà, quando ci fu un matrimonio di uno degli eredi al trono, la BBC interruppe la trasmissione in corso per una lunga intervista in diretta sull’argomento a una nobile. Inoltre la casa reale ha un peso economico non indifferente, con un patrimonio di circa 42 miliari di dollari, secondo Forbes ( https://www.forbes.com/sites/giacomotognini/2022/09/15/how-rich-is-king-charles-iii-inside-the-new-monarchs-outrageous-fortune/?sh=7f93ca44757f ) e possiede (e così tanti nobili di vario grado) moltissimi terreni del suolo britannico.

Un’altra cosa poco nota fuori dal Regno Unito è che, chi compra casa o qualsiasi altro immobile, spesso non ne possiede il terreno, che è invece è proprietà altrui (spesso dei nobili appunto) e si paga, se si acquista con questa formula – detta leasehold – un affitto per l’utilizzo del terreno su cui poggia il tuo immobile. In questo modo i proprietari dei terreni continuano a lasciarli in eredità e a garantire una rendita importante e costante nei secoli agli eredi.

Il consenso di cui dicevamo e l’affetto dimostrato soprattutto nei confronti di Elisabetta, vista quasi come una figura materna, tanto da poter ricoprire, dal punto di vista antropologico, un ruolo simile a quello di Maria di Nazareth per il mondo cattolico, è un collante fondamentale per questa nazione, a sua volta unione di nazioni. L’unità di queste ultime, in particolare, come si sa, della Scozia, è sempre più precaria, ma la fedeltà ai sovrani non è messa in discussione da nessuna delle quattro nazioni. Forse non a caso la regina ha scelto di morire in Scozia e innescare così il “protocollo scozzese” (un protocollo speciale in caso di morte in Scozia del sovrano e che va a complicare ulteriormente il già complicato protocollo “normale”) e dunque il trasporto della salma da Balmoral a Edimburgo, da Edimburgo poi sul treno reale fino a Londra. Questo viaggio ha rappresentato un legame fra Scozia e Inghilterra, con la BBC che trasmetteva in diretta, e la popolazione riversata sulle strade scozzesi ad attendere il passaggio del carro funebre.

Quel che forse non abbastanza si coglie oltremanica è la profonda diversità della natura della monarchia britannica rispetto a quelle europee. Negli stati europei come Spagna, Belgio, Svezia, ecc. la monarchia ha un ruolo più che altro simbolico o di rappresentanza. Quando si va in vacanza in questi stati, non si percepisce di essere in un regno, mentre accade l’opposto nel Regno Unito, dove molto del turismo è attratto proprio dai luoghi e riti della casa reale (uno per tutti il Cambio della guardia). Anche culturalmente poi tanti aspetti sono permeati di regalità. Moltissime attività commerciali hanno nel nome un richiamo a parole come “sovrano”, “corona” o altro, fino anche a utilizzare termini quali “imperiale”, “impero” o simili (ma alcune parole sono proibite, come “reale”, “Windsor”, ecc., proprio per non dare una falsa idea che si tratti di qualcosa ufficialmente legato alla casa reale).

Infine, il ruolo politico del sovrano è tutto meno che simbolico perché è il re o la regina che nomina il Primo Ministro dopo che è stato deciso dal Parlamento. Questo atto potrebbe essere ritenuto puramente formale, ma non lo è (vedi più sotto). E soprattutto non è una formalità l’incontro settimanale fra monarca e Primo Ministro. È logico che se questi incontri avvengono, non avvengano a caso o per nulla, e una qualche indicazione politica da parte del re o della regina arrivi al capo del Governo (per saperne di più: https://www.bbc.co.uk/newsround/57596969 ), benché queste indicazioni siano teoricamente blande per la scelta di neutralità, che è, però, appunto una scelta, una auto-riduzione dei poteri di fatto, ma non teorici. Ci sono stati e sono ancora possibili per il futuro governi senza maggioranza o “appesi”, dove il regnante ha potere di intervenire e decidere il Primo Ministro. Elisabetta varie volte ha deciso di non intervenire, ma ne avrebbe avuto il potere, (vedi https://www.theguardian.com/uk-news/2022/sep/09/queen-elizabeth-constitutional-role ).

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