Iniziamo la collaborazione con Massimiliano Cavazza, Executive Coach e Leadership Development Advisor per approfondire insieme le tematiche relative alla leadership in azienda oltre a fornire spunti e stimoli di cultura manageriale. Un articolo al mese dedicato ad un focus tematico.
Abbandonare il controllo per “prendere il controllo”
Lavoro a distanza, post covid, guerra in ucraina, rialzo del costo delle materie prime, quiet quitting. Ogni giorno una minaccia costante per la serenità di imprenditori e manager che lavorano e fanno costantemente delle scelte in questo contesto.
Per mantenere la sostenibilità è importante prendere consapevolezza delle proprie modalità ma soprattutto di quelle che ci consentono di lavorare con efficacia e mantenere il proprio benessere. Oppure, meglio ancora, mantenere il proprio benessere e lavorare con efficacia.
Cambiare il punto di vista può, infatti, a volte modificare anche il risultato.
Come fare in questo contesto di incertezza? Partiamo da alcune definizioni per condividere stimoli e spunti di lavoro su noi stessi. Un modo per mettersi al timone piuttosto che farsi governare dalla tempesta.
Da VUCA a BANI
Il termine VUCA è stato coniato dall’esercito statunitense per descrivere la situazione di incertezza creatasi con la guerra fredda e fu ripreso nel 1987 da Burt Nanus professore presso la University of Southern California, e Warren Bennis, consulente di organizzazione e direzione aziendale. I due descrissero e riportarono il modello VUCA (acronimo di Volatility, Uncertainty, Complexity & Ambiguity) in ambito aziendale all’interno del loro testo “Leader. Anatomia della leadership, le 4 chiavi della leadership effettiva”.
Questo modello, almeno fino alla pandemia, risultava ancora una modalità interpretativa attuale che guidava spunti e stimoli di lavoro per i manager.
Ecco in sintesi:
V = Volatile, il contesto è in continuo cambiamento.
I = Incerto (Uncertain), la conoscenza del passato non garantisce la comprensione del futuro. E’ difficile pianificare.
C = Complesso, le situazioni presentano molte interconnessioni. Non è possibile risolvere un problema scomponendolo nelle sue parti.
A = Ambiguo, ovvero convivono i paradossi. Due aspetti diametralmente opposti possono essere veri allo stesso momento.
Se questo non fosse stato già abbastanza la turbolenza personale, economica e finanziaria della pandemia ha introdotto un ‘enorme e caotico’ carico di sentimenti.
La sfida oggi è infatti caratterizzata dalla variabilità (incerta, non lineare, ambigua, incomprensibile) e, allo stesso tempo, dall’accelerazione (volatile, ansiogena, complessa, fragile).
Per rappresentare il fenomeno l’antropologo, autore e futurista americano Jamais Cascio ha introdotto, di recente, il nuovo acronimo post pandemico BANI che si integra ma quasi rende obsoleta la vecchia definizione VUCA.
Di seguito analizziamo il significato:
B = (Brittle) Fragile
A = Ansioso
N = Non lineare
I = Incomprensibile
In questo senso competenze tradizionali dei manager come il controllo fanno spazio a competenze soft, emergenti, che consentano di lavorare sulle proprie modalità di gestione delle situazioni e delle relazioni in condizioni di stress.
L’ultimo Job Reset Summit, indetto dal World Economic Forum ha definito queste come le Soft Skills per il futuro del lavoro (2025):
1. Pensiero Analitico e Innovazione;
2. Apprendimento Attivo e Strategie di Apprendimento;
3. Capacità di risolvere problemi complessi;
4. Pensiero Critico e Capacità di Analisi;
5. Creatività, Originalità e Spirito d’Iniziativa;
6. Leadership e Influenza Sociale;
7. Uso di Tecnologie, Monitoraggio e Controllo;
8. Progettazione e Programmazione Tecnologica;
9. Resilienza, Gestione dello Stress e Flessibilità;
10. Ragionamento, Problem Solving e Ideazione;
Il ruolo del leader assume, in questo senso un ruolo centrale e fondamentale, proprio per guidare e influenzare innovazione e cambiamento che ci aspettano nei prossimi anni.
Da risposta giusta a domanda giusta.
In questo contesto il manager che fa la differenza è quello che non pesca in un armamentario di risposte prestabilite ma invece accetta di stare nell’incertezza e di cercare risposte nuove.
Rimane nel dubbio più a lungo, osserva più profondamente, scarta le prime risposte che arrivano e allarga i confini ponendo nuove domande.
Ed è proprio sul fermarsi e farsi nuove domande che l’imprenditore o manager si gioca il proprio ruolo. Con benessere ed efficacia.
Quali sono le mie emozioni di fronte ad una determinata situazione? E quali sono i comportamenti che metto in campo?
In questo senso il coaching può essere una ‘partnership strategica’ per fermarsi e riflettere sulle proprie modalità e sui propri obiettivi.
Nei prossimi articoli partiremo proprio da qui per trovare spunti e stimoli ulteriori.
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Massimiliano Cavazza è Professional Certified Coach (PCC) ICF (International coaching Federation). Leadership Development Advisor
Esperto nella conduzione di Gruppi di Lavoro e Teams (Certified Team coach e Group Coach) e nello sviluppo del potenziale. Integra le esperienze e tecniche in ambito sistemico relazionale, la psicologia positiva, l’analisi transazionale ed il lavoro con la creatività e le emozioni. Partner di professionisti e manager per il raggiungimento dei risultati individuali e professionali con il focus sul benessere della persona e dei gruppi all’interno del proprio ambiente di riferimento. La sua mail è m3coaching@gmail.com