Di Ettore Martinez
Le vacanze di Natale erano, per me insegnante, una grande boccata d’ossigeno. Sì, magari c’erano compiti da correggere, ma potevo approfondire i miei studi come volevo, senza dover rispettare le scadenze delle lezioni del giorno dopo. Studiavo e mettevo fieno in cascina.
Quando arrivavano le vacanze, solitamente, con il programma di Filosofia ero arrivato a Fichte. Avevo quindi da prepararmi Schelling ed Hegel. Per molto tempo, nei Licei, ammettiamolo, si è restati ancorati troppo all’Ottocento, ed era già molto se si riusciva a trattare Nietzsche prima che finisse l’anno scolastico. C’è da dire però che gli studenti ne uscivano con una tranche compatta, per quanto parziale, di preparazione. Un’alfabetizzazione, diciamo. Poi, circa a metà carriera, ho cambiato, tagliando un po’ di Ottocento per fare spazio al Novecento.
Studiavo, nella mia cameretta riscaldata da una stufetta, prevalentemente seduto su di una poltrona di famiglia che mamma aveva fatto restaurare e che stava di fianco al mio lettino.
Non c’erano ancora i doppi infissi e di inverno capitava che facesse freddo. Mi preparavo dei tè caldi all’Orange pekoe o al bergamotto e fumavo Marlboro, Philip Morris e Muratti. Ma anche la pipa.
Mamma mi chiamava quando qualcuno mi cercava al telefono oppure quando era pronto da mangiare. Se gli amici o la ragazza mi cercavano uscivo volentieri a spasso per la città natalizia addobbata. Ci si incontrava da qualche parte e l’atmosfera era bellissima.
Come iniziavano le vacanze, dicevo, mi aspettava regolarmente lo studio Schelling: Filosofia della Natura e Idealismo Trascendentale.
Leggevo, ruminavo, sottolineavo con la matita 3b, facevo schemi.
Sono passati gli anni -tanti- e ad un certo punto ho pensato anche di prendere lezioni di Tedesco; sono addirittura andato qualche giorno nel Baden insieme al mio amico “Leher” per una specie di piena immersione..
Il primo testo sul quale ho messo alla prova il mio tedesco è stato comunque l’Idealismo Trascendentale di Schelling.
Ancora adesso, con l’arrivo delle feste natalizie, torno regolarmente a studiare l’Idealismo Tedesco magari intersecandolo con lo studio di Cassirer.
L’impianto stereo manda sistematicamente in sottofondo l’album bianco dei Beatles, da me abbinato non subito ma dopo diversi anni allo studio natalizio.
E’ ormai una specie di rito. Che prevede però ogni tanto delle variazioni. Nella materia filosofica come nella musica di accompagnamento.
Fino a un certo punto di accompagnamento, visto che certi passaggi musicali al giusto volume ti fanno sollevare la testa dal libro e ti fanno assaporare un accordo, una rullata, una controvoce.
Finalmente ho capito quanto io sia effettivamente sempre stato un seguace inconsapevole soprattutto di Fichte e del suo attivismo etico, della sua proiezione cusaniana della funzione della conoscenza e dell’azione all’infinito.
Come se non ci fosse un domani? Ma no. Come se ci fosse *sempre* un domani: da conoscere e trasformare.