"L'accabadora immaginaria" di Italo Bussa (2016) - vere.news vere.news

“L’accabadora immaginaria” di Italo Bussa (2016)

di Ettore Martinez
È mai veramente esistita “sa femina accabadora”? Questo è l’unico libro e che ho sinora letto sull’argomento e non mi sono mai occupato della cosa se non superficialmente: non sono quindi in
grado di fare, né intendo entrare, nella polemica.
Ma questo è un libro, comunque, che prende l’interesse del lettore, pur essendo impegnativo, impostato com’è sulla metodologia dell’acribia storica e quindi sulla verifica e sull’analisi critica delle fonti. Il testo è attraversato da una ironia che tende a mettere in luce soprattutto contraddizioni logiche e inverosimiglianze di quella credenza che da noi ha finito per diventare mito, ultimamente quasi identitario e attrazione per i turisti.
Secondo Italo Bussa il rito magico del toglimento di scapolari, arredi sacri e amuleti onde non trattenere ulteriormente l’anima del malato nel corpo ormai in agonìa – la cosiddetta accabadura simbolica o magica (in realtà il termine stesso sarebbe di origine tarda e letterario, solo successivamente attribuito alla pratica rituale), sarebbe a suo avviso realmente esistita-
Poi questo rito ha finito con l’essere sovrapposto e confuso con l’omicidio materiale eutanasico da parte della cosiddetta “femina accabadora”. Di quest’ultima però non esistono testimonianze dirette e neanche tracce nella letteratura ecclesiastica e statuale laddove si enumerano diffusamente e si sanzionano le cattive pratiche.
La bellezza di questo libro peraltro, sta anche nelle innumerevoli finestre di cultura materiale, folklorica, istituzionale, antropologica e così via, che apre sulla nostra Isola. Che si disvela nella Storia sempre meno e solo -per citare Luciano Carta- “berritta e mastruca”.
A lettura ultimata – e occorre dire che gli ultimi capitoli, di carattere metodologico e riassuntivo, si sono rivelati piuttosto impegnativi- viene come l’impressione che Bussa sia andato ad ammazzare le zanzare a cannonate. In realtà, come egli stesso ha dichiarato a Bolotana durante la presentazione del libro, ci sembra che abbia voluto mettere definitivamente la parola “fine” all’argomento.
Una cosa sarà vedere se ci riuscirà in ambito colto, altra cosa ancora sarà riscontrare come andranno le cose al livello di quell’opinione culturale medio-bassa che nel frattempo si è andata stratificando sull’argomento. Staremo a vedere.
Commento di Italo Bussa alla mia recensione (…) non avrei dubbi che, sia pure lentamente, il mito andrà in decadenza. circa la posizione dello strato colto, appare significativo il libro (quasi 400 pp) (la donna del capezzale. storia e antropologia dell’accabadura) pubblicato recentemente da chiara dolce, antropologa continentale, che attualmente insegna nella università di cagliari e che si schiera su posizioni negazioniste. non dubito che anche lo strato culturale medio-basso, che aveva finora sentito una sola campana, finirà per adeguarsi, sia perchè siamo in tempi di disincanto, sia perchè le posizioni dei “credenti”, direi tutte, non reggono a un esame critico. è comunque significativo che finora i teorici del fenomeno si siano astenuti dal replicare.
staremo a vedere. (…)

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