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La vera Pandemia

Il commento di Sardus Pater

La sanità in Italia fa acqua da tutte le parti e le eccezioni positive a questa valutazione sono sempre meno. La gestione del COVID con il numero di morti più elevato d’Europa ne è la dimostrazione, un fallimento sotto tutti punti di vista. La stessa campagna vaccinale sbandierata come un successone da stampa in mano al potere è in realtà un drammatico insuccesso, perché il numero alto e accettabile di vaccinati è stato ottenuto, o con una informazione non corretta e omertosa o con la costrizione e questo una volta finita l’emergenza è venuto a galla creando una distanza fatta di scetticismo e non fiducia verso l‘intero sistema sanitario nazionale e la classe medica tutta.
L’aver subito passivamente per due anni questa virosi, chiudendo di fatto la sanità a prevenzione e diagnosi precoce, ha portato ad un aumento di quelle patologie volutamente e scelleratamente trascurate dal ministero della salute, dagli assessorati regionali e dalla classe medica, classe medica che ha accettato con silente complicità e passiva colpevolezza tutto questo.

Ora la tragedia è servita! La rete ospedaliera, cresciuta senza logica e regole in tutta Italia e al Sud,  Sardegna compresa, come una gramigna in un campo incolto, non ha retto e non sta reggendo al peso di accollarsi sulle spalle anche la sanità del territorio, dove la figura del medico di famiglia o di medicina generale come preferite chiamarla, trasformata da anni in un inutile burocrate con la compiacenza pelosa dei politici alla ricerca di voti, con la pandemia è addirittura scomparsa, finita in un congedo infinito e retribuito che ha abbandonato di fatto gli assistiti, così li chiamano, in realtà solo dei nomi di cui di tanti non conoscono nemmeno la faccia, ma che sono la loro rendita mensile, tutti abbandonati al loro destino!

Insomma un disastro nazionale, in Sardegna: una vera catastrofe.

Ora, leggendo i giornali, si apprende che il povero nuovo assessore, che a differenza del precedente ha esperienza importante di corsia e di organizzazione ospedaliera, sta cercando partendo dai pronto soccorso di riorganizzare gli ospedali con un minimo di logica e stimolando la buona volontà di tutti gli operatori, partendo dai pronto soccorso appunto dei vari presidi ospedalieri, vero nervo scoperto dei nosocomi.

Il prof. Doria ha così preso la sua macchina ed è andato in giro negli ospedali della Sardegna,  ha fatto spostare due mobili e due cianfrusaglie inutili e ha piazzato al loro posto due giacigli facendo mettere comodi chi era buttato in una sedia al freddo o in una ambulanza nel marciapiede.

Devo dire che avrei fatto lo stesso, sarei partito esattamente dal pronto soccorso, poi però, una volta rientrato in assessorato, mi sarei domandato: e ora che cosa altro si fa?

Già che si fa, in poco tempo e lui ne ha davvero poco, non si può fare molto ma si può iniziare a fare qualcosa di importante specialmente nella nostra isola.
Ho sentito parlare di case della salute dislocate nel territorio, lo aveva accennato, senza capire di cosa parlava, quel incompetente di Speranza un anno fa, e ora lo ha ripreso il prof. Doria, sicuramente questo dovrebbe essere il punto di arrivo, ma ho l’impressione che nessuno abbia capito quale sia il punto di partenza e mi permetto di dire nemmeno da lui e dai suoi fidati consiglieri.

Mi permetto perciò molto umilmente e senza ipocrisia che detesto, di dare qualche consiglio e qualche indizio su dove iniziare, temo però che nessuno lo ascolterà e tanto meno un assessore che considero capace ma politicamente non forte all’interno della giunta ed in una giunta peraltro molto debole.

Il primo punto da cui partire sarebbe quello di cosa devono fare queste case della salute, presumo medicina generale innanzi tutto, in pratica ridurre le inutili peregrinazioni negli ospedali per codici bianchi che dovrebbero nemmeno presentarsi nei pronto soccorso e che invece addirittura ci arrivano con il 118.

Poi quante ore al giorno dovrebbero rimanere aperte? Presumo 24 h su 24.

Poi chi ci dovrebbe lavorare in queste case? Presumo i medici che oggi sono sul territorio, dunque i medici di famiglia ed i medici di guardia medica, supportati da poche ma efficienti figure para mediche.

Ora stabilito questo, penso che in Sardegna prima di avventurarsi nell’allestire queste case,  o peggio di iniziare a costruirle, con il solito magna magna che con la sanità non c’entra nulla, l’assessore farebbe bene a chiamare subito gli ordini dei medici, di fatto oramai e da tanto tempo il vero sindacato dei medici di famiglia e di guardia medica, e dire loro che da domani verranno organizzati turni di lavoro che consentano un accesso agli studi medici 24h su 24, turni congiunti e coordinati tra loro e supportati da altre figure mediche paramediche reperite, nelle scrivanie inutili delle ASL se necessario e messe a lavorare per davvero non a produrre scartoffie inutili.
La gravità della situazione in Sardegna, l’autonomia della Regione sarda consentono di fare questo. Certo si pesterà qualche piede, ma se si ha voglia di fare davvero qualcosa, da qui bisogna partire, se no davvero tutto si riduce al fare solo tanta fuffa e niente altro.

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