Sardegna terra di Talassoterapia? Ce ne parla il Prof. Umberto Solimene, Presidente Federazione Mondiale del Termalismo (FEMTEC) e della Associazione Europea Medicina del Benessere, Direttore Centro OMS per la Medicina Integrata Università di Milano, in un’intervista dove ci racconta questa pratica e la sua vicinanza con l’isola
Ci racconta l’origine e l’evoluzione della Scuola Italiana di Thalassoterapia?
La thalassoterapia in Italia ha una lunga storia. Siamo nei primi anni dell’800, quando a Venezia fu costruito il primo ospedale marino, che basava le sue cure sull’acqua marina e sul clima, e si rivolgeva a chi presentava soprattutto patologie respiratorie. In questo ospedale, i pazienti dormivano di notte all’aperto nelle terrazze della struttura, o venivano immersi in acqua. Acqua, aria e sole sono infatti i tre elementi base di questo modo di intendere le cure, che in questo modo andavano a compensare le carenze di sussidi di materiale farmacologico. A quei tempi, in cui ancora si ricorreva all’impiego di piante medicinali, pian piano con il progresso della farmacologia viene meno l’impiego risorse naturali i primo del ‘900 ci fu in ritorno dell’utilizzo delle acque marina, soprattutto nel mare del nord, in Polonia, Germania e Francia, dove si riprendono le antiche tradizioni delle città d’acqua, ideali per un soggiorno di riposo e di prevenzione.
Il boom della thalassoterapia come strumento di cura si raggiunge nel 1960 in Germania, dove nascono i primi centri tahalassoterapici, che da un lato presentavano un grande vantaggio perché erano ospedalizzati, e questo era certamente positivo. Per contro però, il clima non era di certo favorevole. Intorno agli anni 70/80 arrivò l’esigenza di ispirarsi a centri francesi e di paesi come la Tunisia, in cui si favoriva l’uso esterno. L’innovazione arriva attraverso il lavoro portato avanti dalla cattedra di Bioclimatologia dell’Università di Milano, grazie all’intuizione del Dott. Angelo Cerina che aveva capito l’importanza della thalassoterapia all’aperto, ma con metodi altamente innovativi.
Qual è il legame di questo percorso con la Sardegna?
La Sardegna in questo senso si prestava molto bene per l’applicazione di questa nuova visione di thalassoterapia, per il clima tipico delle aree al centro del Mediterraneo. L’equipe del Dott. Cerina elaborò un processo di trattamento dell’acqua di mare molto originale, che consentiva di svolgere in acqua attività che altrimenti non si sarebbero potute fare. L’acqua marina presenta in condizioni normali una concentrazione di sale di 35 grammi/ litro, ma con equipe di Milano del Dott. Cerina e del Prof. Solimene si è arrivati ad una iper-concentrazione dell’acqua di mare con cloruro di sodio e cloruro di magnesio di 260-300 grammi/litro.
È proprio questo il famoso olio di mare, corretto?
Si, questa soluzione venne definita olio di mare, in quanto dava una sensazione oleosa sulla pelle senza però essere un grasso. La sensazione oleosa è dovuta al cloruro di magnesio. Questo comportava un livello di galleggiamento paragonabile a quello che si verifica nello spazio, situazione quest’ultima, che attraverso la probabilità di membrana consente un livello assorbimento di sali molto importante soprattutto per il miorilassamento. Questo importante risultato ha consentito di mettere a punto metodiche di attività in acqua senza minimo sforzo, con la conseguente implementazione di concrete possibilità di riabilitazione molto efficaci.
Professore torniamo alla questione del galleggiamento paragonabile all’assenza di gravità nello spazio, ci racconta meglio?
Immergersi nell’olio di mare significa sfuggire alle leggi di gravità e questa è una situazione assolutamente unica. Questa sensazione l’hanno confermata i numerosi astronauti russi ed italiani, tutti con un’importante esperienza di lunghe permanenze nello spazio, che hanno effettuato un periodo di recupero del benessere e della salute dopo le missioni spaziali, soggiornando in Sardegna con la guida ed il coordinamento medico del Dott. Cerina e del Prof. Solimene.
La Sardegna grazie a questo, negli anni ’90 fu oggetto di grande attenzione da parte degli specialisti medici, della città delle stelle (Mosca) dove si effettuavano gli allenamenti e la preparazione degli astronauti internazionali.
Questo metodo si inserisce in un percorso molto originale, nell’ambito del quale il Dott. Cerina ha lavorato sulla proposta caratterizzata da più vasche con diversa temperatura e diversa densità salina, dando attraverso questo sistema a tutto l’organismo una serie di stimoli importanti per rivitalizzare la circolazione sanguigna, i nodi linfatici dell’organismo e una serie di altri benefici. Quindi abbiamo a tutti gli effetti una nuova visione della thalassoterapia.
Ci spiega meglio in che termini?
Si tratta di un nuovo approccio, che fa un salto dalla tradizionale visione statica ad una dinamica: se infatti con la prima ci si immerge e si subisce passivamente i benefici dell’acqua, con la seconda si verifica una situazione in cui il paziente o colui che utilizza le terme, ha la possibilità di essere l’attore principale. Si immerge e crea le condizioni ottimale per il proprio organismo. Possiamo quindi definire questa tipologia di terapia a tutti gli effetti una thalassoterapia personalizzata. Se uniamo tutto questo alle caratteristiche uniche del clima e alla qualità dell’aria in Sardegna abbiamo un potenziale di profilassi e di mantenimento del benessere e cura della salute davvero eccezionali.
Lei è anche Presidente della Federazione Mondiale Terme, qual è l’approccio nei confronti di queste pratiche?
Questa visione di thalassoterapia rientra perfettamente nelle strategie della FEMTEC, che è per l’appunto Federazione Mondiale Terme, federazione che raggruppa le associazioni nazionali dei centri termali di oltre 25 nazioni, ma non solo, mi sento di dire, in conclusione, che questa idea di thalassoterapia è estremamente attuale. Il mondo è in cambiamento, le società sono in cambiamento. La struttura sociale economica del mondo è in evoluzione e questa nuova visione di thalassoterapia è in linea con le nuove esigenze di salute di quello che mi piacerebbe definire in questa sede, il paziente del futuro.