di Claudia Rabellino Becce
Maria Laura Berlinguer si definisce una che osserva, ascolta e legge tanto. Nata in Sardegna ma romana d’adozione, curiosa e volitiva, è una donna che sa cogliere tutte le potenzialità della declinazione del concetto di cambiamento.
All’età di cinquant’anni ha sentito che doveva voltare pagina: ha lasciato una carriera consolidata nella comunicazione, seguito il suo istinto e creato un blog. Un cambio radicale. Attraverso il sito www.marialauraberlinguer.com e le rubriche che cura – anche grazie a un seguitissimo profilo instagram – promuove il Made in Italy e lo stile italiano, quello vero e meno conosciuto, dando visibilità alle tante eccellenze italiane meno conosciute.
A giugno 2022 ha esordito con il suo primo romanzo, il giallo “La notte è mia sorella” (Edizioni Età dell’Acquario, gruppo Lindau), giunto in pochi mesi alla sua terza ristampa.
“Tornare” è uno dei temi principali del libro. Quanto sono importanti le nostre radici?
Immagina le radici di un albero che scendono nel sottosuolo e si ramificano nel terreno. Sono i canali attraverso i quali la pianta si nutre, permettono ai frutti di nascere e nello stesso tempo sono l’ancora che impedisce alle tempeste di sradicarla dal suolo. Una semplice metafora per capire quanto essere radicati possa significare sentirsi parte di un qualcosa di più grande di noi che ci rafforza e ci rende stabili. Il tema del “rientro” è parte integrante del romanzo come è parte della vita di tutti coloro che lasciano la propria terra, ancor di più se un’isola magnetica come la nostra. A un certo punto si è costretti, volenti o nolenti, a farci i conti. Raccontarla vendendola dal di fuori e piano piano impossessarsi dei suoi profumi, dei suoi colori, dei suoi paesaggi e delle sue tradizioni, è stato un modo inconscio e poetico di rimpadronirmi a pieno titolo del mio essere isolana. Certe volte è più semplice di come pensiamo: a me (e a Julia, la mia protagonista) è bastato prendere un aereo per iniziare a fare un viaggio interiore profondo e significativo.
La protagonista non deve solo risolvere un mistero, deve affrontare il suo passato e seguire il suo daimon…
Appunto: un viaggio all’interno del proprio mondo più intimo seguendo uno spirito guida, il daimon. Nel mondo antico il daimon era “una realtà psichica” che “viveva” in noi: poteva apparire in sogno o inviare dei messaggi, come i cattivi auspici, le premonizioni, le intuizioni. James Hillman, padre della psicanalisi moderna, con la teoria della ghianda sostiene che “ciascuno di noi possiede in sé l’essenza di ciò che è destinato ad essere, come lì nella ghianda è presente la quercia che non attende altro che esprimersi. Ciascun individuo è portatore di una unicità che chiede di essere vissuta e che è già presente prima di essere vissuta.” Il daimon è stato chiamato in tanti modi: genius dai latini e angelo custode dai cattolici. Quel che è interessante oggi sottolineare è che si può anche disattenderlo durante la propria vita ma prima o poi, se si sarà capace di ascoltarlo, ci guiderà nella giusta direzione. Julia sbarca nell’isola e vivendo nella sua terra segue dei sogni, dei veri e propri stargate che faranno emergere una espressione assoluta, una natura profonda non ancora emersa, che non si era mai manifestata in una maniera così evidente. Attraverso questo percorso dentro sé stessa troverà le chiavi per aprire tutte le porte che in passato erano state chiuse e che saranno strumento fondamentale per capire i misteri che la circondano nel presente. Non è forse fondamentale riuscire a capire noi stessi per poter continuare a vivere in armonia la nostra vita?
La Sardegna è una terra magica, ricca di tradizioni e bellezza. Qual è il filo sottile che unisce passato e presente?
Lo dico sempre, per me scrivere questo romanzo giallo è stato funzionale per uno studio e un racconto antropologico della Sardegna. Attraverso un approfondimento sui miti e sul femminile sardo ho recuperato un substrato culturale ancora più importante della storia stessa. Grazie alle ricerche effettuate sono riuscita a comprendere un mondo sommerso, che parla di medicina naturale e tradizioni che venivano e vengono ancora chiamate magie. Dai testi antichi e recenti che ho analizzato è emersa un’isola che abbraccia tradizioni millenarie, soffocate o riprese dalle religioni, che a dispetto di tutto e tutti esistono ancora. Il filo che unisce passato presente è la nostra tradizione e la nostra storia, una tradizione che portiamo dietro dovunque andiamo e dovunque abitiamo: i tappetti tessuti a mano, le porcellane, i lini ricamati e tutti i tesori che abbelliscono le nostre case. Le abitazioni stesse come lo stazzu, la costruzione caratteristica della Gallura e della Corsica, che descrivo in modo così particolareggiato fa parte del recupero di una memoria storica che non dovrebbe cedere sotto l’egida del modernismo a tutti i costi. Le due cose possono convivere e, anzi, io credo che solo facendole convivere in armonia, possiamo essere in grado di ripartire a scrivere la nostra storia.
Quanto c’è di Maria Laura Berlinguer in questo libro?
Beh, da quello che ti ho raccontato nelle precedenti risposte è facilmente intuibile: mi sono posta delle domande e il libro è parte delle risposte. Durante le presentazioni mi è stato chiesto se è assimilabile ad un “processo maieutico” e devo dire che se la maieutica è l’arte di far nascere i bambini, allora sì, questo romanzo è un mio bambino 😉
Ma senza dare troppo peso alle dietrologie alla fine, quello che mi piace sottolineare, è che è un romanzo che parla di magia come magica è la vita. Io spero sempre che chiunque lo legga possa comprendere questa “magia” così come è successo a me scrivendolo.
IL LIBRO.
Un romanzo avvincente in cui leggenda e realismo si mischiano, dando origine a una storia che si snoda attraverso epoche differenti, dai secoli bui dell’inquisizione spagnola al mondo contemporaneo. Ma è anche un ritratto della figura femminile nella cultura sarda e un testo che tocca temi come il ritorno, l’amicizia e la perdita degli antichi saperi.
Julia Carta, dirigente di una multinazionale, dopo un incidente stradale decide di lasciare New York per trascorrere la convalescenza nella sua terra natale, la Sardegna. Poco dopo il suo arrivo, durante una cavalcata sulla spiaggia, scopre il cadavere di una giovane donna uccisa con un rituale macabro. La sua natura curiosa ed empatica la porta ad aiutare l’amica Teresa, la questora che si occupa delle indagini. Sullo sfondo la sua tragedia familiare che riaffiora con improvvisa drammaticità.
Dotata di cultura e di pensiero razionale, con il ritorno a casa Julia viene proiettata in una realtà dove la forza, la magia e l’astrazione del tempo portano a riscoprire una dimensione dimenticata. Un modo diverso di sentire la vita dove ciò che si ritiene scontato ha origini molto lontane e non rappresenta una casualità: un percorso tortuoso di introspezione e di liberazione. In questa nuova dimensione, faccia a faccia con la morte, la protagonista si avventura nei pericolosi segreti dell’esistenza che si intrecciano con gli eventi tragici dei secoli bui dell’Inquisizione e che sembrano legati a lei e alla sua famiglia.
Un intreccio che si svolge su tre piani narrativi: quello principale, in terza persona, quello della vittima, in prima persona, e quello della “strega” Julia Carta, processata e scampata al rogo per ben due volte, che porta indietro la linea narrativa in una avvincente analessi.
Un ritratto contemporaneo della figura femminile nella cultura della Sardegna tra leggende, miti, fate e streghe in una narrazione che salta dal 1600 ai nostri giorni per toccare temi come la condanna all’espatrio, il ritorno, l’amicizia e la rivalità.