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La crisi della stampa cartacea italiana

Vanno tutti male, eccettuati la Verità (ma parliamo di 27 mila copie totali), l’Avvenire e gli sportivi in ripresa post lock-down.

Il mestiere giornalistico segna il passo, anzi proprio va in crisi. I numeri duri e crudi raccontano di un mondo, quello dei giornalisti, che ha perso la sua funzione regina e la capacità di attrarre l’opinione pubblica attraverso le sue armi migliori: raccontare quel che accade, descrivere, in seconda battuta offrire opinioni.

E oggi? Chissà. Intanto son brutte le notizie sulle vendite dei quotidiani in edicola.

Il mercato conta 1,2 milioni di copie. Il calo, rispetto a un anno prima, è stato di altre 150 mila copie, un altro 11 per cento in meno. Sicuramente meglio rispetto al -12,5% di dicembre su dicembre. Ma pesa il ritorno, limitato, degli sportivi post lockdown. E il passaggio ai siti internet non è così semplice con le incognite dovute al continuo flusso delle notizie non sempre verificate attentamente e con dubbi sui primi lanci e diritto all’oblio, già sollevato da tempo.

Intanto segnali non sono dei più ottimistici. Negli ultimi dieci anni il giro dei giornali venduti in edicola si è dimezzato. A fronte di un milione e 200 mila copie di carta perse, le copie o abbonamenti digitali sono oggi attorno alle 430 mila, di cui 100 mila del Corriere della Sera, 83 mila del Sole 24 Ore, 50 mila di Repubblica, 23 mila del Fatto Quotidiano. E non ci sono significativi segni di crescita.

Tra le ultime debacle, c’è da segnalare La Stampa, superata anche da Avvenire, con più di 100 mila copie di vendita giornaliera, che per la prima volta (ufficialmente) scende il gradino delle 100 mila copie. Il Resto del Carlino e Il Messaggero non sono distantissimi. Solo Il Corriere della Sera è sopra le 200mila copie al giorno. Oltre il +35% per la Gazzetta dello Sport (proprietà Rcs di Cairo, come Il Corriere). Male i due quotidiani della Gedi di John Elkann. Dicevamo della Stampa, ma anche la Repubblica segna meno 16,2 nel marzo 2022 sul marzo 2021.

Solo altri due quotidiani hanno il segno positivo. Il primo è La Verità di Maurizio Belpietro (+30,5 per cento in più del marzo 2021) ma anche Il Corriere dello Sport, che guadagna l’1,1 per cento con 39.466 copie ma pur sempre lontana dal rivale della Gazzetta. Crisi nera per il Giornale, editore Paolo Berlusconi, meno 17,5 per cento, il Fatto quotidiano di Marco Travaglio, che conta un venduto di 49.345 copie nel marzo 2022 e 56.288 nel marzo 2021.  Non vanno bene La Nazione di Firenze (meno 115), Il Messaggero Veneto (meno 14, 7), Il Secolo XIX di Genova (meno 15). Tutti gli altri perdono con percentuali a una sola cifra.

La domanda che ci si fa da tempo è: saranno stati capaci gli editori di spostare, se non in tutto almeno in larga parte, il gettito cospicuo delle copie in edicola sulle copie digitali?

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