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I Mondiali della vergogna

Di Angelo Cerina

Se c’era qualche dubbio – io non l’ho mai avuto – che lo sport in generale fosse oggi solo e soltanto un grande business dove i soldi comandano e perciò chi li ha vince sempre e comunque, i Mondiali che iniziano oggi in Qatar ne sono una conferma e hanno fugato qualsiasi dubbio.

Non a caso poi l’onore di mettere una pietra tombale su qualsiasi idea di men sana in corpore sano è spettata proprio al calcio e alla FIFA, leader oramai riconosciuto e indiscusso di sport e organizzazione sportiva felicemente piegata al Dio denaro ed alla corruzione che ne consegue.

Il discorso di ieri del suo presidente Infantino, ahimè questo qua è anche Italiano, che elogiava il Qatar come culla della democrazia dell’integrazione e della parità sociale ed invitava l’Occidente a prendere esempio dagli sceicchi, non ha meravigliato nessuno degli addetti ai lavori o di chi conosce il mondo del calcio e dello sport in genere.

Non ha meravigliato, non perché ciò che ha detto lo sciagurato presidente FIFA corrisponda a verità, o meglio abbia solo un briciolo di verità, ma perché tutti sanno che i Qatarioti si sono comprati in blocco FIFA, UEFA ed un bel po’ di federazioni al seguito in primo luogo The FA (Football Association). Sì, proprio la federazione inglese dove continuano ad inginocchiarsi prima di ogni gara contro il razzismo ma hanno metà delle squadre controllate da fondi sovrani arabi, dove il razzismo è praticamente obbligatorio per legge e religione, o la federazione francese dove i qatarioti si sono comprati Parigi.

L’acquisto in blocco di queste virtuose organizzazioni comporta appunto anche il dominio del presidente, di ciò che dice e di ciò che fa, e per ora è andato anche bene che la Lega araba non abbia deciso di imporgli un cammello come vice presidente così da evitare sorprese in futuro.

Questi Mondiali, di scarsissimo valore tecnico sia per le condizioni climatiche assolutamente inadatte per lo sport del calcio e sia per il periodo dell’anno in cui vengono giocate, potrebbero avere al contrario un grossissimo valore morale se qualcuno avesse mai voglia di fare davvero pulizia con la ramazza di certi personaggi corrotti e dei loro corruttori.

Certo, leggendo le reazioni al discorso delirante di Infantino dei giornali sportivi italiani, viene da pensare che Nasser-Al Khelaifi abbia già messo come direttore in quelle redazioni qualche cammello, ma io sono un ottimista per natura e penso sempre che il diavolo faccia le pentole ma abbia sempre molta difficoltà a fare i coperchi. Così voglio illudermi che a Infantino, Ceferin e a qualche altro qualcuno con la toga prima o poi chieda conto di tutto questa melma putrida con la quale hanno oramai ricoperto il mondo del calcio e dello sport in genere.

Il mio augurio perciò è che questo venga fatto magari passando anche in Italia, dove tra spaccio di droga e soldi pubblici regalati ad organizzazioni federali super professionistiche ci sarebbe da mettere in gattabuia mezzo mondo tra ministri, assessori regionali e comunali, presidenti federali ed imprenditori compiacenti.

Insomma, altro che il barone De Coubertin ed il suo moto: L’important dans la vie ce n’est point le triomphe, mais le combat, l’essentiel ce n’est pas d’avoir vaincu mais de s’être bien battu. Qui siamo a Francesco Guicciardini ed al molto meno nobile motto ma molto attuale e confacente al caso nostro Franza o Spagna purché se magna!

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