di Paula Pitzalis
Gigi Marras è un artista sincero alla ricerca del paradosso letterario in musica. La sua arte suscita all’ascolto il sorriso e la riflessione, perché l’ironia è parte della nostra esistenza e perché l’ironia stessa è un carburante che spinge il motore della quotidianità esistenziale ad accendersi alla vitalità, nonostante gli ostacoli quotidiani che ognuno di noi incontra nel proprio percorso.
Come ti sei avvicinato alla musica, visto che sei un ingegnere e quindi siamo curiosi di trovare una connessione…
Mi sono avvicinato prima alla musica che all’ingegneria. Come ingegnere probabilmente per seguire le orme di mio padre, anche se di fatto non ho mai fatto l’ingegnere. Ero giovane e forse mi sono iscritto in ingegneria un po’ per inerzia. La musica perché mia madre aveva studiato per tanti anni il pianoforte come privatista. Vi era a casa una chitarra sgangherata, che possiedo ancora, dove ogni tanto mamma cercava di trarne qualche melodia. Poi mi propose di fare qualche lezione e così studiai per un anno chitarra classica con un maestro. Da qui nacque la mia passione per la musica, momenti ed ore e ore a studiare e suonare in maniera inarrestabile cercando di riprodurre certi arpeggi che ascoltavo. È stato un colpo di fulmine. Poi sempre verso i quattordici e quindici anni mi piaceva anche inventare e scrivere canzoni, che oggi considero orrende, però in lingua italiana a differenza di molti amici che invece preferivano scrivere in inglese, forse per un pudore o vergogna del mostrare a nudo i loro sentimenti, e forse anche perché l’inglese era una lingua più sintetica che sembrava adatta per la musica. In seguito ho preso coscienza che dovevo scrivere dei contenuti e delle canzoni di cui non mi dovevo vergognare e da ciò ho sviluppato un mio scrivere attraverso l’esperienza.
Come è nata l’idea del cd?
Ho sempre scritto e inviato le mie produzioni ai concorsi musicali. Annoverando tra le mie amicizie dei musicisti molto bravi e professionisti, mi invitarono a inviare i provini a “musicultura” quello che allora si chiamava “Premio Recanati” e lo vinsi.
Il titolo di un brano è “Dio mi ha fatto non credente”. Vi è sempre una certa ironia in te.
Si mi piace un po’ il paradosso e mi piacciono molto i giochi di parole. Con il contributo artistico e musicale di Francesco Sotgiu, arrangiatore, batteria e violino, Massimo Tore contrabbasso ed il grandissimo Fausto Beccalossi, poi è entrato a far parte del gruppo di Andrea Parodi mi hanno sostenuto nei miei progetti. Nacque così questo disco che mi portò a prendere in modo più intenso questa attività.
Un disco che piacque molto ad Andrea Parodi
Esatto. Un disco che rappresentò proprio la nascita di una grande amicizia ed una profonda collaborazione col grande Andrea. Io dovevo preparare per il Premio Recanati la canzone che sarebbe andata nella compilation del cd e necessitavo di entrare in uno studio di registrazione che mi concedesse, per circa un giorno e mezzo o più, quel tempo necessario per adempiere al lavoro. Mi rivolsi a questo studio dove stava registrando Andrea Parodi il suo disco bellissimo Abacada dopo l’uscita dai Tazenda. Non sapevo che ci fosse Andrea in studio. Ci conoscemmo e lui fu gentilissimo a lasciarmi lo studio per il tempo necessario della registrazione del brano, e in quell’occasione gli diedi anche un cd masterizzato dei miei lavori. Mi chiamò alcuni giorni dopo per dirmi che gli piaceva molto il tutto e che stava preparando uno spettacolo sul cantautorato internazionale al quale voleva dare il titolo di una mia canzone, Tanti Canti. Mi volle ospite in suddetto spettacolo. Da qui è iniziata la mia collaborazione e amicizia con Andrea che è durata fino alla sua scomparsa nel 2006.
Andrea Parodi una grande anima con una profonda sensibilità.
Si concordo. Con lui era nata una bellissima amicizia. Lo ospitai anche a casa mia quando stava cercando casa per stabilirsi dalle nostre parti. Per me è una mancanza incolmabile.
La Sardegna ha perso molto perdendo Andrea Parodi.
Si tantissimo.
Questa tua ultima produzione che rimarca anche nella copertina una certa ironia, Gigi Marras con il vocabolo Gargarismi unito da linee colorate e con un titolo quasi onomatopeico.
Infatti è proprio così. Tutto è avvenuto perché un giorno navigando su internet ho trovato un sito dove era possibile fare degli anagrammi. Misi il mio nome e cognome e l’unico fu “Gargarismi” . Mi piacque molto ciò. Lo trovai stupendo anche perché la parola gargarismi ha tanti significati. Intanto è un qualcosa con cui ci si cura, ci si purifica e ci si sfoga, proprio in un periodo così triste come il covid, è ciò che si espelle. Un titolo degno del periodo. Il cd è composto da 13 canzoni intere e sette micro canzoni, elementi che a volte servono come collegamento a un tema successivo, altre volte sono legami contenutistici, altre volte ancora puro divertimento. Poi un’altra funzione della micro canzone è che spesso scrivendo un brano vengono in mente delle belle frasi o concetti che immediatamente riportano allo stress del strutturare il tutto in strofa/ ritornello/ strofa. Così ho pensato che invece una frase brevissima andasse più che bene. Ecco come sono nate le canzoni brevi senza alcuna angoscia del creare il capolavoro dell’artista.
Uno dei brani del cd viene accompagnato su youtube con il video “Non ho voglia di studiare”. Eppure tu sei uno studioso!
Io ho preso una seconda laurea circa cinque anni fa e ho potuto riassaporare quei momenti di quando ero uno giovane studente con quelle stesse emozioni studentesche. Nel corso una mia collega era addirittura compagna delle elementari di mio figlio. È stata una bellissima esperienza. Però mi sono anche ricordato di quanto sia faticoso lo studio. Così è nata questa canzone, che non è assolutamente un invito a non studiare, è ironica perché dice che per fare qualunque cosa bene bisogna studiare.
Con chi hai lavorato a questo progetto?
Il video è stato fatto da mio figlio Alberto Marras, artista che lavora nel campo del cinema come fonico di presa diretta in produzioni importanti come la Fandango. Nel cd c’è anche una sua canzone. I musicisti sono i Bufobaldi.
Perché questo nome?
Bufobaldi sono le iniziali dei cognomi. Bu per Ivana Buso, Fo per Franco Fois, Baldi per Giuseppe Baldino. Sono tre musicisti con i quali siamo amici fin da ragazzi e che mi accompagnano nei miei lavori.