"Donne portate dal vento", la mostra di Mabi Sanna - che abbiamo intervistato - per l'8 marzo - vere.news vere.news

“Donne portate dal vento”, la mostra di Mabi Sanna – che abbiamo intervistato – per l’8 marzo

di Nicola Montisci

Comincia dopodomani, mercoledì 8 marzo, all’ex Convento dei Cappuccini di via Brigata Sassari a Quartu, “Donne portate dal vento”, mostra personale di Mabi Sanna, curata da Ivana Salis e organizzata dal Comune di Quartu Sant’Elena in collaborazione con l’Associazione culturale Asteras e Donne senza volto s.r.l.s. .

Protagonista è Mabi Sanna, artista e avvocato, che esporrà diversi suoi lavori. Siamo andati a trovarla nella sua Galleria nel Quartiere della Marina. Un piccolo rifugio dallo stress del mondo, un laboratorio creativo e un’esposizione curata e accompagnata da una dolcissima musica di sottofondo.
Ci fanno compagnia gli oli di donne “senza volto” con l’abito tradizionale che, quasi osservano, le vicine sedie opere di design, chiamate “Sedie di Donne senza Volto”.
Sedie antiche, rimesse in asse da Mabi che poi le caratterizza in modo che riprendano carne e anima, col vestito e il corpino sardo o con particolari lavorazioni. Donne vive, ognuna con un nome. Austere o aristocratiche o più frequentemente popolare, proprio per raccontare un piccolo specchio di Sardegna che non c’è più.
Oli e sedie, che hanno come soggetto sempre le figure femminili, si guardano e dialogano. Raccontano la necessità di ritrovare un’infanzia dimenticata o storie che rischiano di essere perdute.

La mostra racconterà proprio queste donne, portate dal vento: “Siamo l’isola del vento, quel vento che cambia la vita di tutti. Scombussola, toglie le cose davanti agli occhi, offre nuove disposizioni. Noi dobbiamo ritrovare l’ordine”.

L’arte è arrivata nella vita di Mabi Sanna già da piccola. Una mamma insegnante di scuola materna le ha dato la possibilità di sperimentare e creare: “Non ho mai imparato a disegnare, ho fatto studi diversi, il liceo classico e la facoltà di Giurisprudenza. Ho iniziato con acquarello, tempera e pastelli. Il primissimo lavoro è stato una donna in un campo di papaveri rossi. Poi tanti paesaggi”.

I crocevia sono episodi e luoghi. Anela, il paese del padre, una piccola comunità immersa nella campagna e legata ancora al passato. Un ritorno in quelle strade silenziose in cui Mabi si è sentita rigenerata e che le ha offerto nuovi spunti: “Ho percepito odori e colori che avevo perduto negli anni”. Ma c’è un altro momento che sa di epifania. La Sagra di Sant’Efisio, tripudio di colori: “Avevo cominciato a sfilare nella processione notturna del santo, affascinata dagli abiti e dalle loro decorazioni”.
Sono nate scintille, capaci di guidare la mano dell’artista per rielaborare tradizioni e colori, per riprendere il passato con occhi nuovi. E nel 2007 per trovare il coraggio di chiedere al parroco di Sant’Anna di esporre le sue opere nella Chiesa di Sant’Efisio a Stampace e di vederle nella cocchiera del santo.
Mabi comincia a uscire allo scoperto: mostre, gallerie, piccoli e grandi riconoscimenti che la instradano in maniera importante nell’arte. E quando si guarda indietro, oggi dice quasi “wow”, quante cose son accadute!

Espone al Festival due mondi a Spoleto, alla Biennale di Venezia, partecipa al Premio Sulmona, la Rassegna internazionale di arte contemporanea, poi ci sono altre mostre collettive fino a Barcellona. C’è anche un suo quadro battuto all’asta all’Università di Norwich. “Che emozione! Qualcuno che paga per un tuo quadro che parla di donne in una terra straniera”. Un inglese se lo aggiudica. Cerca un’opera nata in Sardegna, che parlasse di Sardegna. Quelle donne lo hanno colpito.

Serve uno spazio fisico per convogliare energie e idee e così nasce la Sala d’arte, un vecchio locale, con una cisterna sotterranea a cui si accede da una ripida scala, acquistato e ristrutturato poi in tempo di pandemia. Mabi ne segue i lavori, vuole un posto tutto suo in cui specchiarsi, rifugiarsi, condividere la produzione artistica ma anche fuggire dal caos quotidiano e dai suoi impegni di avvocato. Come scrive il Vangelo, ‘Venite qui voi soli in disparte in luogo deserto e riposatevi un po’, ha preso quella citazione e ne ha fatto parte di vita.

Se le sedie nascono nella Galleria del Quartiere Martina, dove un piccolo angolo viene adibito a laboratorio, la pittura si sviluppa a casa. E affonda nel passato, quando la Mabi, ancora adolescente, inizia a coltivare il suo senso artistico: “Facevo ritratti e caricature nei diario. Poi ho dipinto le pareti della mia stanza in modo che mi facessero compagnia”. Oggi quell’esigenza adolescenziale è diventata un treppiede a casa, pronto per la pittura ad olio, negli spazi di tempo di un lavoro che ama, quello da avvocato.

Eppure la pittura si allontanata subito dopo la laurea, con il rischio che non prosegua: “Passato l’esame di Stato sono andata via a casa e ho iniziato a lavorare. C’erano gli impegni e le spese da pagare. La prima bolletta fu un trauma!”.
Eppure lei non soffre il conflitto – eterno – tra arte e lavoro. La produzione va a braccetto con la professione che non sente come un peso, anzi: “Le persone sono importanti, il mio lavoro è importante e viene prima di tutto anche perché mi misuro con esigenze delicate”. Poi ci sono i richiami dei suoi due mondi: “Accade qualcosa di bello: quando sono al lavoro ho il desiderio di dipingere. Quando dedico troppo tempo all’arte non vedo l’ora di tornare al lavoro, ho bisogno di questa alternanza, di tornare a casa, luogo di affetti e sicurezza, ma anche di passare qui e in studio”.
Non manca mai la curiosità, da cui tutto nasce: le esperienze, i viaggi, lo studio continuo: ”Visito mostre, non concepisco viaggi senza entrare e ammirare le chiese. Riprendo cataloghi e studio tutti artisti che osservo”. Un modo per non fermarsi mai e mai abbattersi, ma trovare sempre il cosiddetto Piano B dell’esistenza: “Penso subito alle soluzioni, penso a come far fronte alle difficoltà”.

Una strategia, forse, mutuata dalla professione. Quelle difficoltà che son la nebbia che allontana dagli obiettivi. La nebbia. Come mai, ci siamo chiesti, c’è sempre attorno alle sue donne? “Quella nebbia erano i giorni di lockdown, quando aspettavamo che il Governo ci facesse tornare alla normalità e allora si aspettava la bella stagione che avrebbe dato chiarezza e futuro, quasi fosse la parabola della foglia di fico. Fu un’ispirazione di quel tempo”.

C’è un quadro in cui le donne in abito tradizionale lasciano la scena a quelle in abiti moderni: “Qui racconto l’omologazione, la privazione di anima quando qualcuno ci impone gli stili e i comportamenti. Libertà è guardare avanti e in alto, non verso il basso. Rappresentano una generazione rappresenta una generazione fragile… ma l’anima dov’è? Ho difficoltà a vederla”.

E son le donne, insieme alle sedie di design, che vedremo dall’8 marzo esposte in “Donne Portate dal vento”.
Senza nessun messaggio particolare nonostante la ricorrenza: “La donna va gratificata ogni giorno, non solo nelle celebrazioni del calendario”. Un messaggio forte che apre tante altre riflessioni. Può l’arte migliorare la vita? Di sicuro l’arte, ci ricorda Mabi Sanna, aiuta alla sensibilità, a tramandare e a notare le cose sotto altri punti di vista: “Quando l’artista non ha più nulla da dire è la morte. Volare basso è il segreto, poi accadono tante belle cose, come è successo nella mia vita”.
Un continuo donarsi, un continuo vento che mette tutto in discussione ma che poi l’artista sa ordinare.

La mostra rimarrà aperta al pubblico fino al prossimo 13 marzo e sarà visitabile tutti i giorni dalle 9.00 alle 13 e dalle 15.00 alle 20.00.
“Donne portate dal vento” è patrocinata dal Comune di Quartu Sant’Elena ed è inserita nel cartellone di “Intorno all’8 Marzo”, serie di manifestazioni e iniziative organizzate dall’Amministrazione comunale in occasione della Giornata Internazionale della Donna.

3 commenti

  • Bruna Farci
    07/03/2023 at 10:06 AM

    Complimenti Maby per il tuo cammino intenso, faticoso ma ricco di soddisfazioni e riconoscimenti

  • Agnese Corrias
    07/03/2023 at 10:10 AM

    Mabi, immagino le tue donne sempre in movimento, alla festa, in campagna, con le amiche, fermarsi solo il tempo perché tu possa immortalarne un gesto, un momento, e poi riprendere il cammino, il lavoro, la preghiera. Perché di tutto questo siamo fatte: lavoro, pensiero, gioia, preoccupazione, generosità, intelligenza, vento. Sempre più brava Mabi!

  • mirella
    07/03/2023 at 10:30 AM

    adorabile Mabi bravissima e dolcissima….. opere meravigliose che esprimono un anima pura

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