Non esistono prove scientifiche che l’uso delle mascherine possa ridurre la diffusione di malattie virali, compreso il Covid-19. È questa la conclusione di uno degli studi comparati più vasti e rigorosi sul tema, pubblicato a gennaio e condotto per Cochrane, un’organizzazione no profit inglese considerata un punto di riferimento nell’analisi dei dati sanitari e delle ricerche scientifiche.
Il rapporto, già pubblicato nel gennaio 2020 e ora nella sua versione aggiornata, si basa su 78 studi- sei dei quali eseguiti durante la pandemia con 610.872 partecipanti di diversi Paesi. Il risultato conferma quello che era già stato osservato negli Stati Uniti: gli stati che hanno imposto l’uso obbligatorio della mascherina non hanno riscontrato riduzioni nei contagi rispetto ai Paesi che invece non hanno imposto l’obbligo.
Tom Jefferson, epidemiologo di Oxford e il principale autore dello studio, afferma che neppure la tipologia della mascherina usata, N95 o FFP2, faccia qualche differenza nel contenimento del virus. Secondo il ricercatore, “I governi sono stati convinti da studi non randomizzati, studi osservazionali imperfetti, e hanno completamente fallito nel fare la cosa giusta e nel domandare maggiori evidenze scientifiche. All’inizio della pandemia c’erano delle voci che sostenevano che le mascherine non servissero, ma poi rapidamente la narrativa è cambiata”. Non solo, numerose ricerche hanno messo in evidenza come la mascherina possa causare problemi sociali, psicologici e medici.
Perfino Cochrane– sostiene Jefferson- ha voluto posticipare di sette mesi la pubblicazione dell’indagine, “con l’obiettivo di minare il nostro lavoro: quei sette mesi sono stati cruciali. È stato il periodo durante il quale la politica è stata convinta circa la necessità dell’uso della mascherina. Il nostro studio era importante e avrebbe dovuto essere pubblicato”.
L’epidemiologo ha sottolineato come la parzialità di alcuni studi scientifici, influenzati da interessi politici o economici, possa compromettere la salute pubblica. Tutte le voci in disaccordo rispetto alla narrazione dominante in passato sono spesso state silenziate o fortemente criticate: le stesse voci che adesso stanno lentamente riemergendo.