Con 86 processi, oltre 4mila udienze, è probabilmente il leader politico fra i più perseguitati al mondo: l’ultimo “calvario giudiziario” si è chiuso oggi. E la sentenza nel processo milanese Ruby ter lo scagiona dall’accusa di corruzione in atti giudiziari. L’ex presidente del Consiglio commenta: “Su di me, 11 anni di fango”. E intanto Forza Italia chiede una commissione d’inchiesta sull’uso politico della Magistratura. Mentre la figlia Barbara, intervistata dall’Ansa: “Mio padre, con 86 processi, è l’uomo più perseguitato del mondo”.
➡️Processo Ruby ter, Silvio Berlusconi viene assolto con formula piena perché il “fatto non sussiste”
Assolti anche gli altri 28 imputati, qualcuno prosciolto per prescrizione per le posizioni minori: le assoluzioni, sempre con la formula “perchè il fatto non sussiste”, hanno riguardato tra gli altri Karima el Mahroug e le 20 giovani ex ospiti delle serate di Arcore.
Per Berlusconi l’aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio avevano chiesto una condanna a 6 anni di reclusione e una confisca da 10 milioni di euro.
Sono stato finalmente assolto dopo più di undici anni di sofferenze, di fango e di danni politici incalcolabili.
Questo il commento di Berlusconi sulla sua pagina facebook dopo l’attesa sentenza: “Perché ho avuto la fortuna di essere giudicato da Magistrati che hanno saputo mantenersi indipendenti, imparziali e corretti di fronte alle accuse infondate – ha scritto – che mi erano state rivolte”.
“Forza Italia chiede la calendarizzazione della proposta di legge sull’istituzione di una commissione parlamentare di inchiesta sull’uso politico della magistratura. L’intento è fare chiarezza su 25 anni di lotte giudiziarie usate come arma di scontro politico”. Parole, queste, pronunciate alla Camera dal capogruppo Fi Alessandro Cattaneo che ha manifestato vicinanza al leader Berlusconi cui “diamo un abbraccio chiedendo verità su anni di feroci battaglie giudiziarie”.
Il presidente del Tribunale di Milano Fabio Roia in una nota anticipa le motivazioni della sentenza spiegando che le giovani ex ospiti delle serate di Arcore, sentite nei 2 processi sul caso Ruby, “non potevano legittimamente rivestire l’ufficio pubblico di testimone”, perché andavano indagate già all’epoca e sentite come testi assististe da avvocati.
Non essendoci più le false testimonianze, in sostanza, cade anche la connessa accusa di corruzione in atti giudiziari perché manca “l’ipotizzato corruttore, nel caso di specie Berlusconi”.